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sbarco, il quale in Roma non si conobbe che molto tempo più tardi:


«Gazzetta di Madrid, 8 maggio 1849.


» Nella notte del 28 aprile scorso uscì dal porto una squadriglia spagnuola, sotto gli ordini dei Brigadiere Bustillo, composta delle fregate Cortes e Città di Bilbao, dei vapori Leon e Vulgano e del pacchetto Bidassoa nello scopo d’impadronirsi di Terracina, e di facilitare il passaggio di questa città alle truppe napoletane che, comandate dal Re in persona, dovevano intervenire negli stati pontifici. I nostri legni fecero vela verso Terracina, e giunsero innanzi a questa città il 29 sull’albeggiare. Il capo della spedizione avendo osservato che uno dei tre forti muniti di artiglieria che formano la difesa della città dalla parte del mare era sormontato da una bandiera tricolore, fece mettere i legni in ordinanza da battere in breccia le fortificazioni: ai momento in cui era per darsi il segnale dell’attacco generale, fu calata la bandiera. Tosto un aiutante di campo del generale e il luogotenente di vascello D. Juan Tapete, discesero a terra, per far conoscere agli abitanti e alle truppe del presidio che la spedizione non aveva altr’oggetto che di contribuire co’ maggiori sforzi al ristabilimento del Santo Padre nella pienezza de’ suoi diritti; che non si risparmierebbe alcun mezzo per riuscirvi, nello stesso tempo che si proteggerebbero gli interessi degli abitanti e le persone.

» Queste parole furono bene accolte e la bandiera del Santo Padre di cui gli Spagnuoli si erano provvisti, fu inalberata in mezzo al più grande entusiasmo. La spedizione operò quindi il suo sbarco e le truppe spagnuole s’impossessarono di tutti i forti distruggendo una mina che gli insorti avevano praticato nei dintorni della torre Grego-