Pagina:Storia della rivoluzione piemontese del 1821 (Santarosa).djvu/46

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l’idea di una costituzione, ma tanta era la probità del suo cuore, che tale ostacolo sarebbe stato lieve ad abbattersi, ove leali consiglieri avessero unito loro sforzi a fargli conoscere le esigenze delle condizioni politiche, i bisogni del popolo e i doveri che lui correvano di renderlo felice; a tanto avrebbe piegato il buon principe, nè saria stato rattenuto dall’influenza dell’idolatrata regina. Vittorio Emanuele amava i suoi sudditi, e l’onore nazionale stavagli a cuore più di tutto. Ma non fuvvi chi gli svelasse la verità; e come l’avrebbe egli conosciuta? Qual re può egli mai lusingarsi di conoscerla, in un paese ove per l’assoluto difetto di ogni liberale instituzione, una fitta nebbia s’innalza fra il trono e i cittadini?

Quella nebbia avrebbe dovuto dissiparsi allo scoppio della rivoluzione spagnuola, che come folgore scosse l’Europa e rintronò all’orecchio dei regnanti — essere scorso il tempo delle monarchie assolute. — E fu questa la prima rivolta militare per causa di libertà. I nostri padri furono spettatori di un’armata inglese violatrice della santità di un parlamento; noi a’ giorni nostri lo fummo di granatieri francesi che violarono prima, e poscia abbatterono una assemblea legislativa, ma i soldati spagnuoli non aveano ora levato su’ loro scudi un Oliviero Cromwel, un Buonaparte, ma spiegato in mezzo ai loro stendardi il codice delle patrie leggi.

L’Europa mostravasi generalmente convinta, abbisognare i popoli d’instituzioni che infrenassero l’autorità dei re. Ma un possente monarca avea pronunziato sentenza che molti dopo lui eransi compia-