Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/454

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344 D e l   B e l l o   c o n s i d e r a t o

„ ad intonare altissimo1 „. Ma siccome la fervida gioventù è più portata per gli estremi che pel mezzo, sarebbe molto difficile che cosi facendo prendesse il vero tono, poiché difficilissima cosa è il fermarvisi; onde ebbe ragione lo stoico Crisippo di paragonare la foga delle passioni alla corsa che si fa in un luogo declive e scosceso, ove, quando uno s’è avviato, più non può trattenersi, né tornar indietro. Come le anime nei campi Elisj, al dire d’Orazio2, meno attente sono alle tenere canzoni di Saffo che ai carmi d’Alceo, cantor di battaglie e di esterminati tiranni; così la gioventù ama piuttosto un insignificante rumore ed uno strepito furibondo, che i pacifici eventi e le placide gesta della saggezza; ed un giovane disegnatore, a cui si lasci la scelta del soggetto, preferirà senza dubbio di rappresentare un Marte nel campo di battaglia, che una Minerva nella tranquilla società de’ savj.

§. 28. La dottrina del riposo e della tranquillità è pe’ giovani come gl’insegnamenti della virtù, che penosi sono ma necessarj; e siccome, secondo Ippocrate, la guarigione de’ piedi dee cominciarsi dalla quiete, così dal riposo incominciar dovrebbono gli artefici. Ma questi hanno fatto all’opposto, e sembrano avere studiate le grazie delle positure che insegna un maestro di ballo, cosicchè sovente il piede loro di dietro sulle dita soltanto s’appoggia: la qual cosa non s’incontra mai negli antichi monumenti, se non dove si è voluto esprimere il passeggiare o ’l correre. Che se Filottete su un mio basso-rilievo3 tiene in tal maniera sollevato il piè destro, si volle con ciò esprimere il dolore cagionatogli dalla morsicatura del serpente, per cui non poteva sul piede sostenersi.

  1. Presso Diogene Laerzio lib. 6. segm. 35. pag. 332.
  2. lib. 2. Od. 13. vers. 25. segg.
  3. Monum. ant. ined. num. 120.

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