Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/161

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presso i Greci e presso i Romani. 155

dio del suo esercito a Benevento, per la vittoria riportata su Annone presso Luceria. I Beneventani avean fatto un convito ai soldati in mezzo alle strade della città; e poichè la maggior parte di essi erano schiavi armati, Gracco, consentendovi il senato, in considerazione de’ servigi militari prestati per alcuni anni, avea loro innanzi la battaglia promessa la libertà. Pertanto essi mangiavano col cappello, o avendo la testa fasciata d’una benda bianca di lana, per indicare la manomissione loro. E siccome alcuni non aveano ben adempiuto ai proprj doveri, era perciò stato determinato che in punizione avessero, durante la guerra, a mangiar sempre e bere stando in piedi; indi è che in quella pittura alcuni sedeano a tavola, e altri erano in piedi, mentre altri li servivano1.

§. 21. Il celebre Pacuvio figliuolo della sorella d’Ennio non fu men abile pittore di quel che fosse buon poeta2. Narra Plinio, sull’asserzione di Varrone, che nelle romane fabbriche tutto era toscano avanti che i due greci artisti Damofilo e Gorgaso dipingessero il tempio di Cerere3: ante hanc ædem tuscanica omnia in ædibus fuisse; le quali parole io intendo delle pitture, etrusche, onde s’ingannò Arduino credendo che Plinio abbia qui voluto dire che prima della fabbrica di quel tempio tutte le figure erano in bronzo4.


V 2 §. 22. Du-


  1. idem lib. 24. cap. 6. n. 16.
  2. Vedi qui avanti pag. 70. not. a.
  3. lib. 3S. cap. 12. sect. 45.
  4. L’errore o equivoco di Arduino è chiaro; perchè Plinio avea detto lib. 34. cap. 7. sect. 16., che prima della conquista dell’Asia, di cui parla Winkelmann qui appresso §. 27., tutti i simulacri nei tempj erano di legno, o di terra cotta. Sbaglia poi anche il nostro Autore, che intende Plinio delle sole pitture etrusche; dovendosi intendere sì di queste e, che delle statue: imperocchè Plinio nel detto lib. 35. cap. 12. sect. 45. scrive che Damofilo, e Gorgaso non solamente aveano dipinto nel tempio di Cerere; ma vi aveano fatte anche delle statue di terra cotta: soggiugnendo coll’autorità di Varrone, che prima di questo tempio ogni cosa negli altri era stata di artisti toscani: tuscanica omnia. È chiaro che col dire ogni cosa non si ristringe alle sole pitture, non essendo queste le sole opere di quei due pitrori, e avendo egli detto espressamente nell’altro luogo citato, che le statue in legno, e in terra cotta erano state fatte dagli artisti toscani.