Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/211

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§. 27. E quì si noti che la voce ἀναδείγματα vien da Esichio rischiarata colle parole ἡνίας περὶ τραχήλους1, cioè corda intorno al collo. Salmasio congettura, e non senza verosimiglianza, che tal corda si stringessero al collo sino a un certo segno i banditori, affinchè per la fatica non si venisse a romper loro qualche vena2. Appare per tanto che la lode data nell’iscrizione ad Archia consista in ciò ch’egli nel pubblicare l’adunanza de’ giuochi olimpici non avesse bisogno di corno né di corda, ma colla sola voce si facesse da tutti chiaramente intendere.

§. 28. V’era però una differenza tra gli araldi de’ giuochi olimpici, e quei che da un esercito all’altro, o da una in un’altra città spedivansi. Di quest non leggesi mai che usassero il corno, ma portavano un caduceo, quale avealo Giasone3 per mostrare che pacifico approdava in Coleo; e talora portavano in una mano il caduceo, ed un’asta nell altra, per indicare al tempo stesso la guerra e la pace, onde era nato il proverbio: τὸ δόρυ καὶ τὸ κηρύκειον ἅμα πέμπειν 4, cioè mandare l’asta e ’1 caduceo, ossia offerir pace e guerra. Su un vaso di terra del Collegio romano, da me pubblicato5, vedesi dipinto uno di questi araldi col caduceo nella destra, e l’asta nella sinistra, e con un cappello bianco gettato dietro le spalle all’uso de’ viaggiatori. Talora gli aral-


di,


  1. Hesych. v. Ἀναδείγματα
  2. Credo che per questa ragione quelli, che recitavano in pubblico delle composizioni ad alta voce, si stringessero pure il collo con una fascia; come io intendo Marziale Epigr. lib. 4. n. 41.:

    Quid recitaturus circumdas vellera collo?
    Conveniunt nostris auribus illa magis.

    Il sig. abate Bracci, il quale deride l’opinione di Winkelmann nella sua Dissertazione sopra un clipeo votivo, ec. pref. pag. 7., seguitando la spiegazione di Bottari loc. cit. vuol che si riconosca nella statua capitolina assolutamente un gladiator laqueario, di quelli cioè, che secondo s. Isidoro Orig. lib. 18. cap. 56. cercavano di gettare un laccio al collo, o ad altra parte dell’avversario, che fuggiva, per così arrestarlo. Ma per sostenere questa sentenza si doveva prima provate per qual ragione a questi gladiatori convenga il corno, come si è detto pocanzi, del quale non parla s. Isidoro; e in secondo luogo dovea riflettersi, che a corda della statua non ha forma di laccio; ma una forma particolare come di collana, fermata con molla, o a modo di lucchetto, dalla parte davanti.

  3. Apollon. Argon. lib. i. vers. 197.
  4. Polyb. lib. 4. pag. 218. princ [ Come fu usato anche dai Romani. Gellio Noct. att. lib. 10. cap. 27.
  5. Tratt. prel. ai Man. ant. p. XXXV.