Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/279

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da Alessandro il Grande ec. 273

e valenti difensori furono della patria libertà nell’olimpiade cxxxviii.

[...e guerra cogli Etolj ruinosa per le arti] §. 29. Ma la gelosia tra gli Achei e gli Etolj suscitò aJla fine un’aperta e crudele guerra, in cui le ostilità da amendue le parti giunsero al segno di non perdonarla nemmeno alle più ragguardevoli opere dell’arte. Ad usare tanta barbarie furono i primi gli Etolj che, entrati nella città di Dios in Macedonia abbandonata dagli abitanti, ne atterrarono le mura e le case, ne incendiarono i peristilj e i portici de’ tempj, e le statue ne distrussero1. La stessa ruina menarono gli Etolj nel tempio di Giove a Dodona nell’Epiro, ove arsero le gallerie, infransero le statue, e ’l tempio stesso uguagliarono al suolo2; e dal discorso d’un ambasciatore degli Acarnani, rapportatoci da Polibio3, rilevasi che siano stati depredati e devastati dagli Etolj molti altri tempj4. La stessa provincia di Elide che, a cagione de’ pubblici giuochi soliti a celebrarvisi, godeva il diritto d’asilo, ed era stata sempre anche dai nemici rispettata, divenne preda allora degli Etolj al pari d’ogni altro nemico paese5.

§. 30. Per l’altra parte gli Achei e i Macedoni sotto il re Filippo usarono o abusarono piuttosto del diritto di rappresaglia, trattando nello stesso modo Terma capitale dell’Etolia. Rispettarono però allora le statue e le altre figure degli

Tom. II. M m dei


    Arato abbiamo da Plutarco nella di lui vita pag. 1032. D. E. Tom. I. che fosse molto intelligente di pittura, di cui si era mantenuta in credito fin allora la scuola di Sicione sua patria. Ivi raccoglieva quadri de’ più bravi artisti, e principalmente di Panfilo, e di Melanto, che poi mandava al re Tolomeo in Alessandria, al quale mandò anche i ritratti dei tiranni di quella città, che vi trovò dopo che l’ebbe liberata dal loro giogo. Come vincitore nel quinquerzio gli fu eretta una statua in Elide, che lo stesso Plutarco pag. 1028. diceva esistere ancora a’ suoi tempi; e un’altra come vincitore nella corsa de’ cocchi nominata da Pausania lib. 6. cap. 12. pag. 480.; seppure non è la stessa: al che non ha badato il P. Corsini nel catalogo dei vincitori olimpici pag. 123., forse perchè non avrà veduto Plutarco. Lo stesso Pausania l. 2. cap. 7. pag. 127. lin. 30. ne nomina un’altra esistente a’ suoi giorni nel teatro di Sicione, che teneva lo scudo; e di altre ne parla Polibio presso il citato Costantino Porfirogeneta Excerpta, pag. 192.

  1. Polyb. lib. 4. pag. 326. C.
  2. idem ibid. pag. 331. princ.
  3. lib. 9. pag. 567. D.
  4. Parlavisi degli stessi tempj di Dios, e Dodona.
  5. idem lib. 4. pag. 336. C. [ Dice che fu depredata dai Macedoni sotto il re Filippo.