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p r e s s o i R o m a n i ec. | 323 |
do il solito, ma inusitata n’è l’ortografia, leggendovisi ΑΓΑΘΑΝΓЄΛΟΥ, in luogo di ΑΓΑΘΑΓΓЄΛΟΥ, poiché i greci sogliono scrivere due ΓΓ quando s’ha a pronunziare il N avanti il Γ. E’ vero però che la medesima ortografia trovasi non di raro usata1; e posso addurne in prova l’iscrizione del musaico di Palestrina ove leggesi ΛΥΝΞ (lince, animale di questo nome) in vece di ΛΥΓΞ, come suole generalmente scriversi, essendo il Ξ equivalente a ΓΣ: così in un’antica iscrizione2 si trova ΠΑΝΚΡΑΤΙΑСΤΗС in luogo di ΠΑΓΚΡΑΤΙΑСΤΗС; e l’erudito Enrico Stefano ha veduto in un antico codice scritto ἄνγελος in vece di ἄγγελος3. Che ivi si rappresenti Sesto Pompeo rilevasi dalla somiglianza che ha la testa della gemma con quella d’una rara medaglia d’oro del medesimo4, intorno alla quale si legge MAG PIVS IMP ITER (Magnus Pius Imperator iterum), e nel rovescio vi sono due piccole teste, delle quali una è l’effigie del suo padre Pompeo Magno, e l’altra quella d’un suo figlio coll’epigrafe PRÆF CLAS. ET. ORÆ MARIT. EX S. C. (præfectus classis & oræ maritimæ, ex Senatus consulto). Quella medaglia si vende quaranta scudi. La testa della gemma ha il mento e le gote coperte da una corta barba, come d’un uomo che da molti giorni non si fosse fatto radere; ed è qui forse un indizio di afflizione per la morte del padre. Così Augusto5 si lasciò per qualche tempo crescere la barba dopo la sconfitta delle tre intere legioni comandate da Varo in Germania. Appartiene quella preziosa pietra alla duchessa di Ligniville-Calabritto a Napoli.
[Pretese statue di Cajo Mario...] S. 21. Sarebbe superfluo, che io qui facessi menzione della pretesa statua di Cajo Mario del museo Capitolino, se
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