Pagina:Storia delle arti del disegno II.djvu/359

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p r e s s o   i   R o m a n i   ec. 353

figurar con esso il bagno in cui Seneca aprendosi le vene finì di vivere1.

[...e di Persio.] §. 7. Non men bella delle pretese teste di Seneca è una testa a basso-rilievo in profilo, posseduta altre volte dal celebre cardinal Sadoleto, che teneala per una testa di Persio, e che vedesi ora nella villa Albani. Essa è scolpita su un quadro di marmo bianco detto palombino, largo una buona, spanna per ogni verso. Sadoleto fondò la sua denominazione sulla corona d’ellera, ond’ha cinto il capo, e su una certa modestia, che gli parea scorgergli in volto, accennata da Cornuto nella di lui vita. Argomentar si può dall’ellera che ivi rappresentisi diffatti un poeta; ma non è questi certamente Persio, il quale morì sotto Nerone in età di ventisette a ventott’anni2, mentre la testa di cui si tratta mostra un uomo tra i quaranta e i cinquanta (nel rame però è fatto molto più giovane), ed ha una barba che non conviene punto alle persone di ventott’anni ai tempi di Nerone. Dobbiamo per tanto annoverar questa fra le molte teste, alle quali è stato dato senza fondamento il nome di qualche uomo celebre. Questa ciò non ostante suole premettersi alle satire del mentovato poeta.

[Decadenza della statuaria.]

§. 8. Dovendo giudicare del decadimento delle arti sotto Nerone, potrebbe inferirsi da un racconto di Plinio3, che a que’ tempi più non si sapesse gettare in bronzo; il che egli argomenta da una statua colossale di Nerone in tal metallo fatta da Zenodoro celebre statuario, il cui getto non potè riuscire4. Da questo racconto, e dai pezzi com-

Tom. II. Y y messi


  1. Il di dentro del vaso è stato fatto di porfido per imitare il colore del sangue.
  2. Fabric. Biblioth. lat. lib. 2. c. 12.
  3. lib. 34. cap. 7. sect. 18.
  4. Che la statua colossale di Nerone, alta cento dieci piedi, eseguita da Zenodoro anzichè di bronzo fosse di marmo [come nella prima edizione a quello luogo aveva notato il nostro Autore, che credevano Donati, e Nardini Roma antica lib. 3. cap. 12. pag. 115.], che quella non sia rimasta imperfetta, come scrive il nostro Autore, si può ragionevolmente inferire da Plinio. Afferma egli che questa statua, di cui avea nella stessa officina di Zenodoro ammirato l’insigne modello in creta, dopo la morte di Ne-