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40 Meccanismo della Scultura

γλαυκοὺς τοὺς ὀφθαλμοὺς1. Tali cose sono già state da altri osservate, e altronde molto importanti non sono per l’arte. Io parlo principalmente del bulbo intero incastrato nell’occhio, e fatto d’un marmo candidissimo e tenero detto palombino2. Quello v’era talora non solo incastrato, ma fortemente attaccato, come vedesi in una bella testa muliebre presso il sig. Cavaceppi, nella quale entro il concavo dell’occhio, sì sotto che nel tondo, veggonsi ancora i forellini in cui il bulbo era fissato. Avean occhi fissatti non solo le figure degli dei, ma quelle eziandio degli uomini3, come argomentasi da quella statua dello spartano Jerone, da cui caddero gli occhi prima della battaglia di Leutra, nella quale restò ucciso; e si pretese allora che la sua morte dal danno avvenuto alla sua statua venisse indicata4. Scorgesi ciò ancor più chiaramente in alcune teste del museo Ercolanense, ove siffatti occhi hanno il più grande dei due busti d’Ercole, una piccola testa d’ignoto giovane, un busto di donna, ed il preteso busto di Seneca. Tali teste son già da lungo tempo esposte al pubblico5, ma ne fu poscia scoperta un’altra con simili occhi, unitamente all’Erme marmoreo su cui stava, con questo nome inciso: CN. NORBANI. SORICIS.

§. 15. Ma particolari fra tutti sono gli occhi della bellissima testa colossale d’Antinoo nella villa Mondragone a Frascati6, e della Musa nel palazzo Barberini, di cui par-


lerò


  1. Paus. lib. 1. cap. 14. pag. 36. lin. 8.
  2. Tra i mentovati bronzi di Velleja v’è una testa femminile, alta un palmo e mezzo, con occhi d’alabastro, e un piccol Ercole Bibace, alto poco più d’un palmo, con occhi d’argento, fui cui zoccoletto leggesil la seguente ancor inedita iscrizione:

    SODALICIO. CVLTOR.
    HERCVL. DOMITIVS.
    SECVNDIO. OB HON.
    PATROC. SH. DED.

  3. E delle bestie, come li aveva di smeraldi quel leone di marmo posto al sepolcro del regolo Ermia nell’isola di Cipro; ed erano così lucenti, che i tonni in mare al vederli fuggivano. Plinio lib. 37. c. 5. sect. 17.
  4. Plutarch. Cur nunc Pythia non reddat orac. carm., oper. Tom. iI. pag. 397. E.
  5. E date nel Tomo V., ossia nel Tomo I. de’ bronzi di quel Museo.
  6. Monum. ant. ined. par. iiI. cap. XIV., num. 179. pag. 235.