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Meccanismo della Scultura |
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§. 10. Non parlerò qui d’altri piccoli pezzi d’antiche pitture scopertisi negli anni 1722. e 1724. nelle ruine del palazzo de’ Cesari, poiché a cagione della muffa non sono più riconoscibili. Questi, essendo stati staccati dal muro coll’intonacatura, furono collocati nel palazzo Farnese sul Palatino, e quindi trasportati a Parma, e poscia a Napoli, ove con altri preziosi avanzi d’antichità rimasero per più di vent’anni chiusi nelle loro casse in stanze umide, cosicchè quando ne furon poi tratti fuori, appena più vi si vedeano indizj della pittura: in tale stato sono oggidì esposti a Capo di monte. Una Cariatide coll’intavolato che sostiene, trovata nelle mentovate ruine, si è ben conservata, ed è ora a Portici fra le pitture d’Ercolano. Un altro pezzo della pittura palatina rappresentante Elena che, scendendo dalla nave, s’appoggia a Paride, è stato inciso e pubblicato nell’Opera di Turnbull sulla pittura degli antichi1.
- ↑ Winkelmann nella prima edizione in questo luogo nominava anche le pitture della piramide di Cestio, dicendole svanite, e cancellate dall’umidità: il che non è totalmente vero. Se ne possono vedere le figure in rame date dal Falconieri, che le illustrò con una lunga dissertazione inserita in appendice alla Roma antica del Nardini. Tra le pitture trovate sul principio di quello secolo in Roma, una ne comprò il sig. Middleton, e la pubblicò col resto del suo museo nell’opera dianzi citata Antiquitates Middletonianæ.: altra comprata dal dottor Mead parimente inglese è data in rame dal sig. Dygby in fronte della sua edizione di Orazio Flacco fatta in Londra nel 1749., e ne parla anche du Bos Reflex. sur la poes. ec. Tom. I. sect. 37. pag. 378. Il cardinal di Rohan ne portò un’altra in Francia, che poi donò al duca d’Orleans, trovata pure in Roma nel 1722. sul Monte Esquilino. Se ne dà il rame e la descrizione dal sig. Moreau de Mautour nell’Academ. des Inscript, Tom. V. Hist. p. 297. Di certe altre, che nel 1701. furono trovate nelle rovine dell’antica Capua, ed altre in nna villa tra Napoli, ed il Vesuvio nei 1709. ne parla du Bos l. cit. pag. 380. Ma quelle che meritano particolar menzione sono le scoperte negli anni scorsi sul detto monte Esquilino, e sul Celio. Le prime furono trovate nella villa Negroni l’anno 1777. Esse consistono in tredici quadri di poca altezza, tutti dipinti di buona maniera con istorie, ed emblemi di Venere, di Adone,. di Bacco, d’Arianna, ed ornamenti bellissimi. Furono sul luogo stesso vendute ad un inglese, e forse dopo qualche tempo avranno sofferto danno, come ha detto Winkelmann che accader suole alle pitture antiche allorchè vengono esposte all’aria. Se ne fecero però i disegni, tre de’ quali, ora posseduti dal signor cavaliere de Azara, volle eseguirli il signor Mengs, e colorirli, come avrebbe fatto anche degli altri se fosse sopravvissuto; e nove ne ono già incisi in rame. Il signor consigliere Bianconi pensò allora, che ove furono scoperte vi potesse essere un luogo di delizia appartenente a Lucilla moglie di Lucio Vero, e figlia di M. Aurelio, e di Faustina; argomentandolo da un medaglione del re di Francia riportato dal Vaillant Numism., ec. Tom. iiI. pag. 145.., nel rovescio del quale si vede rappresentato il soggetto che è in uno di questi quadretti colorito dal signor Mengs;; cioè un’ara, su cui sta in piedi un Amorino alato, e vicina una donna stolata, che colla destra scuote un albero, da cui cade capovolto un altro Amorino quasi che fosse un pomo; e nel diritto vi è la testa di Lucilla colla iscrizione. Un simile medaglione le possiede an-