Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/243

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za più del naturale, e non danno l’idea, come gli antichi Tenitori potessero riuscire a fare statue di bronzo d’uguale merito di quelle di marmo. Le due opere grandi in bronzo a Roma sono la statua equestre di Marco Aurelio nella piazza del Campidoglio, e la pedestre di Settimio Severo nella galleria Barberini1. Quella ha i suoi difetti o cagionati dall’essere stata pregiudicata dal tempo, e dalle rovine, o per mancanza d’arte in quel secolo. Questa sente della decadenza, in cui erano le arti in quel tempo, benché il lavoro sia molta superiore a quello dell’arco dello stesso imperatore a piè del Campidoglio. Plinio riporta, che l’arte di gettare statue di bronzo era perduta affatto sotto l’impero di Nerone2: sarà dunque stata restaurata sotto l’impero d’Adriano. Pausania parlando d’una statua in bronzo di un Giove satta da uno scolare di Dipeno, e di Scillide, antichissimi, e de’ primi scultori, dice, che era commessa di molti pezzi attaccati con chiodi. Ma tutte le statue di bronzo d’Ercolano sono state composte anticamente, quantunque le commisture dopo la restaurazione non compariscano più. Io ho ricavato sopra questo punto particolari informazioni minutissime dagli operaj. I pezzi però non sono combinati per via di lega, ma per certi indizj pare, che sieno uniti con metallo liquefatto. I frequenti tasselli, che si scorgono più visibilmente in quelle statue, che non sono ancora ripulite, fervono a riempire le lacune rimaste dopo la composizione. Vi vorrebbe un’altra scoperta per metterci in chiaro, se gli scultori greci hanno sempre operato cosi; o se il raccapezzare le statue di bronzo era il metodo dei primi maestri innanzi al secolo illustre dell’arte, e quello de’ posteriori, quando l’arte in questo particolare andava de-

Tom. III. F f cli-


  1. Vedi Tom. iI. pag. 43. 44.
  2. Vedi loc. cit. pag. 354., ove si è data la giusta spiegazione al tanto contrattato passo di Plinio.