Pagina:Storia delle arti del disegno III.djvu/402

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potuto levarci ogni difficoltà. Quel che egli ne dice, si è, che era fatto, o vogliam dire incrostato, di gran pezzi di marmo pario, insieme commessi senza cosa veruna, che gli stringesse, intendendo forse di perni, e di calce, come fu praticato al sepolcro di Cecilia Metella1. Dalla parte inferiore era quadrato, largo, e lungo da un angolo all’altro un tiro di sasso. Nella parte superiore vi si vedevano maravigliose statue d’uomini, e di cavalli fatte dello stesso marmo. Perchè era posto incontro alla città, fin da tempo avanti era stato unito ad essa per mezzo di due muri; cosicchè avea l’apparenza di un’alta torre, che difendesse la vicina porta. Extra portam Aureliam, jactu lapidis procul a mœnibus, est Adriani Augusti tumulus, opus spectandum, ac memorabile. Nam constat ex marmore pario, aptissimeque hærent inter se lapides, quamvis nihil sit intus quo vinciantur. Æqualia sunt quatuor ejus latera: cujusque latitudo jactum lapidis æquat; altitudo muros urbis excedit. In culmine admirabiles visuntur virorum, equorumque statuæ ex eodem marmore. Et quoniam objecta urbi munitio tumulus hic esse videbatur, eum veteres mœnibus conjunxerunt duobus extructis brachiis, quæ a muro ad ipsum pertinent. Itaque speciem turris habet excelsa, & portam protegentis vicinam2. In altro luogo scrive Procopio, che Totila quando entrò in Roma la prima volta lo cinse da una parte con un piccolo muro, riducendolo più proprio per uso di fortezza3; e forse in questo recinto si ritirò Paolo capitan di cavalleria de’ Greci quando Totila riprese la città, con quattrocento cavalli, come narra il medesimo scrittore4, il quale avea già parlato5, come osservammo innanzi, di alcune delle più grandi statue fatte in pez-


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  1. Il pezzo di ferro, che vi si vede in un luogo tra le commessure, non ha potuto mai servire per fermare le pietre; ma forse vi è stato messo dopo, e in tempi moderni per leva da far saltar via i travertini.
  2. De bello goth. lib. 1. cap. 22.
  3. lib. 4. cap. 33.
  4. lib. 3. cap. 36.
  5. cit. lib. 1. cap. 22.