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386 libro terzo

vecchiezza (1796-1815); il teologo collegiato Sineo, vero esempio de’ sagri oratori, della cui semplice eleganza, soda dottrina, efficace persuasione serban cara memoria e l’oratorio dell’Università, e la chiesa di Santa Pelagia; il padre Bollati, poi vescovo di Biella (1808-1818); il canonico Berta di Biandrate (1807-1814); Giacinto Pippi di Siena, che venne la seconda volta quand’era già vescovo di Montalcino (1812-1817); l’abate Deluca, vicentino (1820-1824-1832); il padre Pacifico Deani, minor osservante di Brescia, il cui quaresimale, come quello dell’abate Deluca, è fatto di pubblico diritto, e che fu da morte immatura sottratto ad ulteriori trionfi; monsignor Scarpa di Vicenza (1826-1830-1834-1838); Filippo Artico di Ceneda (1840), creato poi vescovo d’Asti.

Nel 1787 predicava in duomo l’abate Lavini; fra gli argomenti delle sue prediche uno ne trovo che dovrebbe più spesso esser tema de’ sermoni evangelici, poichè trattasi di vizio comune, di vizio detestabile. Il 12 marzo di quell’anno discorreva il Lavini de’ falsi zelanti, e dimostrava ch’essi rovinano la religione dai fondamenti, opponendosi alla carità:

1° Coi pensieri, giudicando il male dove non è;

2° Colle parole, pubblicando per male quel che non è;

3° Colle opere, pregiudicando colle azioni in