Pagina:Stowe - Il fiore di maggio, 1853.djvu/216

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vagamente calzato, dalle aristocratiche mani, e le dita rosee e sottili? è una bella creatura: il suo carattere le sta scritto in volto, brilla nel suo sguardo, trapela dal suo sorriso, e si manifesta apertamente da tutta la persona. È un miscuglio di egoismo e vanità. Ma, aspettate: ecco Alice che si alza, si pone rimpetto allo specchio, assesta con infinito gusto le lunghe treccie dalla sua magnifica capigliatura bionda. La piccola compagna spia tutti quei moti con una attenzione tanto comica, come quella d’un piccol gatto che sta fisso osservando un gomitolo di cotone.

Voi lo neghereste invano, Alice, oggi vi sta realmente a cuore di comparir bella, disse la compagna.

— Sì certo! rispose Alice con gravità.

— E contate di sedurre il signor A. ed il signor B., chiese quel demonietto femminino.

— Sì certo! rispose Alice mentre colle dita intrecciava un ammirabile ciocca di capegli.

— Ecco ciò ch’io non direi, Alice, se altri mi facesse simile inchiesta.

— Allora perchè me la fate voi?

— Io dichiaro, Alice!...

— Che cosa dichiarate?

— Che non mi fu dato mai di vedere una persona che s’assomigli a voi.

— Facilissimo, disse Alice abbassandosi a raccogliere uno spillo.

— Dal canto mio, io non mi prenderei tanta cura per piacere ad alcuno, e soprattutto ad un’uomo.

— Per me, disse Alice, tenterei di farlo se non potessi piacere altrimenti.