Pagina:Straparola, Giovanni Francesco – Le piacevoli notti, Vol. I, 1927 – BEIC 1930099.djvu/171

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favola prima 165

essendo tu potente e gagliardo, non è uomo in questo regno che meglio mi possa contentare che tu. Però, amandomi come mi ami, non mi negherai questa dimanda. — Il giovane, che conosceva la cosa altrove procedere che dal re, non volse contristarlo; ma con piacevole e lieto viso disse: Signor mio, questo ed altro mi potete comandare. E quantunque le forze mie siano deboli, non però resterò di sodisfare al desiderio vostro, ancora che nella morte io dovessi incappare. Ma prima che io mi ponga alla pericolosa impresa, voi, signor mio, ordinarete che al bosco, dove abitano i Satiri, sia condotto uno vaso grande con la bocca larga, e che non sia minor di quello in cui le serventi con il liscio nettano le camiscie ed altri panni di lino. Appresso questo vi si porterá una botte non picciola di buona vernaccia, della migliore e della piú potente che si possi trovare, con doi sacconi di bianchissimo pane. — Il re incontamente essequí tutto quello che Costanzo aveva divisato. Ed andatosene Costanzo al bosco, prese uno secchio di rame, ed incominciò attingere fuori della botte la vernaccia, ponendola nel doglio ivi vicino; e preso il pane, e fattolo in pezzi, parimenti nel doglio di vernaccia pieno lo pose. Indi salí sopra una ben frondata arbore, aspettando quello che ne poteva avenire. Appena che ’l giovane Costanzo era asceso sopra de l’albero, che gli satiri, che giá avevano sentito l’odore del fumoso vino, cominciorono appresentarsi al doglio, e ne tolsero una corpacciata, non altrimenti che fanno i famelici lupi nelle mandre delle pecorelle venuti; e poscia che ebbero empiuto la loro ventraglia, e furono a bastanza satolli, si misero a dormire: e sí alta e profondamente dormivano, che tutti gli streppiti del mondo non gli arebbono allora destati. Il che vedendo, Costanzo scese giú dell’albero; ed accostatosi ad uno, lo legò per le mani e per li piedi con una fune che seco recata aveva: e senza esser d’alcuno sentito, lo pose sopra il cavallo, e via lo condusse.

Cavalcando adunque il giovane Costanzo con il satiro strettamente legato, all’ora del vespro aggiunse ad una villa non molto lontano dalla cittá; ed avendo il bestione giá padita