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166 notte quarta

la ebbriezza, si risvegliò: e come se dal letto si levasse, cominciò sbadagliare; e guatandosi d’intorno, vide un padre di famiglia che con molta turba accompagnava un fanciulletto morto alla sepoltura. Egli piangeva, e messere lo prete, che le essequie faceva, cantava. Di che lo satiro se ne sorrise alquanto. Poscia entrato nella cittá, ed aggiunto nella piazza, vide il popolo che attentamente mirava un povero giovane ch’era sopra la forca per esser dal carnefice impiccato. Di che lo satiro maggiormente se ne rise. E giunto che fu al palazzo, ogn’un cominciò far segno di allegrezza, e gridare: — Costanzo! Costanzo! — Il che vedendo, l’animale vie piú fortemente mandò fuori le risa. E pervenuto Costanzo al cospetto del re e della reina e delle sue damigelle, appresentoli lo satiro; il quale, se per a dietro rise, ora furono sí grandi le risa sue, che tutti, che ivi erano presenti, ne presero non picciola maraviglia.

Vedendo il re che Costanzo aveva adempiuto il desiderio suo, tanta affezione li pose, quanta mai ebbe patrone a servitore alcuno; ma ben doglia sopra doglia alla reina crebbe, la quale, con sue parole credendo distruggere Costanzo, il puose in stato maggiore. E non potendo la scelerata sofferire il tanto bene che di lui ne vedeva riuscire, s’imaginò un nuovo inganno: il qual fu questo; perciò che ella sapeva che ’l re era consueto andarsene ogni mattina alla pregione dove il satiro dimorava, e per suo trastullo il tentava che egli parlasse; ma il re non ebbe mai tanta forza di farlo parlare. Onde, andatasene al re, disse: — Monsignor lo re, piú e piú volte siete andato all’albergo del satiro, e vi siete affaticato per farlo ragionare con esso voi per prenderne trastullo; nè mai la bestia ha voluto favellare. Che volete piú star a rompervi il cervello? Sapiate, se Costanzo vorrá, tenete per certo che gli è sofficiente a farlo ragionare e rispondere, sí come meglio li parerá. — Il che intendendo, il re immantinente fece Costanzo a sè venire; ed appresentatosi, gli disse: — Costanzo, io mi rendo certo che tu sai quanto piacere ne prenda del satiro da te preso; ma mi doglio che egli mutolo sia e non vogli alle