Pagina:Straparola, Giovanni Francesco – Le piacevoli notti, Vol. II, 1927 – BEIC 1930632.djvu/44

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38 notte settima

a tempo e luogo saranno della tua lealtà vero testimonio. — Isabella, presa la veste e il vago monile e rese le grazie alla maga, a casa ritornò.

Ad Isabella, passato il quarto mese, incominciò crescere il ventre, e dimostrare segno di gravidezza. Il che vedendo, e suoi parenti molto si maravigliarono, e massime avendola per donna religiosa e santa. Onde piú volte l’addimandaro se era gravida, e di cui. Ed ella con allegra faccia, di Ortodosio sè esser pregna respondeva. Il che esser falso e parenti dicevano; perciò che chiaramente sapevano il lei marito già gran tempo esser stato, e ora esser da lei lontano, e per consequente esser impossibile lei di Ortodosio essere gravida. Per il che e parenti addolorati molto cominciorono temere il scorno che li poteva avenire, e tra loro piú fiate deliberarono farla morire. Ma il timore d’Iddio, la perdita dell’anima del fanciullo, il mormorar del mondo e l’onor del marito da tal eccesso rimovendoli, volsero della creatura aspettare il nascimento. Venuto il tempo del parto, Isabella uno bellissimo fanciullo partorí. Il che inteso, e parenti grandemente si duolsero; e senza indugio ad Ortodosio in tal maniera scrissero: «Non già per darvi noia, cognato carissimo, ma per dinotarvi il vero, noi vi avisiamo Isabella vostra moglie e sorella nostra aver non senza nostro grave scorno e disonore partorito un figliuolo, il qual di cui sia, noi no ’l sapiamo; ma ben giudicheressimo da voi esser generato, quando da lei voi non foste cosí lungamente stato lontano. Il fanciullo con la sfacciata madre sarebbe fin’ora per le nostre mani di vita spento, se la riverenza, che noi portiamo a Dio, intertenuti non ci avesse. E a Dio non piaccia che nel proprio sangue si macchiamo le mani. Provedete adunque a’ casi vostri, e salvate l’onor vostro, nè vogliate sofferire che tal offesa rimanga impunita.»

Ricevute che ebbe Ortodosio le lettere, e intesa la trista novella, grandemente si ramaricò; e chiamata Argentina, le disse: — Argentina, a me fa bisogno molto di ritornar a Firenze, acciò che ispedisca certe mie bisogna di non picciola importanza; le quali fra pochi giorni ispedite, subito ritornerò