Pagina:Straparola, Giovanni Francesco – Le piacevoli notti, Vol. II, 1927 – BEIC 1930632.djvu/94

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88 notte ottava

sanità, in presenza del medico fece il re chiamare la figliuola; e comandòlle che li portasse tutte le gioie che ella aveva. La figliuola, ubidiente al padre, fece quanto il re le aveva comandato; non però gli portò quella che sopra ogni altra cosa teneva. Il medico, vedute le gioie, disse tra quelle non esser il rubino che egli desiderava: e che la figliuola riguardasse meglio, che lo troverebbe. La figliuola, che era già tutta accesa dell’amor del robino, denegava averlo. Il re, questo udendo, disse al medico: — Andate e ritornate dimani, che faremo sí fattamente con la figliuola, che voi l’arrete. — Partitosi il medico, il padre chiamò Violante: e ambiduo chiusi in una camera, dolcemente l’interrogò del robino che voleva il medico. Ma ella costantemente dinegava il tutto.

Partita dal padre Violante, ed andata nella sua camera, e chiusa sola dentro, si mise a piagnere; e preso il robino, l’abbracciava, basciava e stringeva, maladicendo l’ora che il medico in queste parti era venuto. Vedendo il robino le calde lagrime che da i be’ occhi giú scorrevano, ed i profondi sospiri che dal ben disposto cuore venivano, mosso a pietà, si converse in umana forma; e con amorevoli parole disse: — signora mia, per cui reputo aver la vita, non piangete nè sospirate per me che vostro sono, ma cercate rimedio al nostro affanno; perciò che il medico, che con tanta sollecitudine procaccia di avermi nelle mani, è il mio nemico che vorrebbe di vita privarmi: ma voi, come donna prudente e savia, non mi darete nelle sue mani, ma dimostrandovi piena di sdegno, mi trarrete nel muro; ed io provederò al tutto. — Venuta la mattina sequente, il medico ritornò al Re; ed udita la cattiva risposta, alquanto si turbò: affermando veramente il robino esser nelle mani della figliuola. Il re, chiamata la figliuola in presenzia del medico, disse: — Violante, tu sai che per virtú di questo medico noi abbiamo riavuta la sanità: e per suo guidardone egli non vuole stati nè tesori, ma solamente un robino, il quale dice esser nelle tue mani. Io avrei creduto che per l’amor che mi porti, non che un robino, ma del proprio sangue mi avesti dato. Onde per l’amor che io ti porto e per le fatiche