Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/214

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non il tempo di lei trionfa. E si come l’oglio posto nel vase sta sopra de l’acqua, così la verità sta sopra la bugia. Nè debbe alcuno di questo mio cominciamento prendere ammirazione, perciò che io il fei mossa dalla sceleragine di una malvagia femina: la quale, credendosi con sue false lusinghe inducere un povero giovane a dir la bugia, lo indusse a dir la verità, ed ella come trista femina svergognata rimase: sí come vi racconterò con questa mia favola, la quale spero che a tempo e luogo vi sarà più tosto profittevole che dannosa.

In Bergomo, valorose donne, città della Lombardia, fu non è già gran tempo, un uomo ricco e potente, il cui nome era Pietromaria di Albani. Costui aveva duo figliuoli: l’uno de’ quali Emilliano, l’altro Lucaferro si chiamava. Appresso questo, egli aveva duo poderi, dalla città non molto lontani: de’ quai l’uno chiamavasi Ghorèm, e l’altro Pedrènch. I duo fratelli, cioè Emiliano e Lucaferro, morto Pietromaria suo padre, tra loro divisero i poderi; ed a Emilliano per sorte toccò Pedrènch, ed a Lucaferro Ghorèm. Aveva Emiliano un bellissimo gregge di pecore ed uno armento di vivaci giuvenchi ed una mandra di fruttifere vacche: de’ quali era mandriale Travaglino, uomo veramente fedele e leale, nè per quanto egli aveva cara la vita sua avrebbe detta una bugia; e con tanta diligenza custodiva l’armento e la mandra sua, che non aveva pare. Teneva Travaglino nella mandra delle vacche molti tori: tra’ quai ve n’era uno molto vago a vedere; ed era tanto grato ad Emilliano, che d’oro finissimo gli aveva fatto dorare le corna, nè mai Travaglino andava a Bergomo, che Emiliano non gli addimandasse del suo toro dalle corna d’oro. Ora avenne che trovandosi Emilliano a ragionamento con