Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/266

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il giorno, Genobbia, riccamente vestita e vie più del solito ornata, in chiesa se n’andò. E non stette molto, che Nerino venne; il quale, veggendola bellissima, tanto del lei amore se infiammò, quanto mai uomo di donna facesse. Ed essendo giunto maestro Raimondo, Nerino lo pregò che egli dir li dovesse, chi era costei che sì bella a gli occhi suoi pareva. Ma fingendo maestro Raimondo di aver pressa per rispetto delle pratiche sue, nulla allora dir gli volse; ma lasciato il giovane cuocersi nel suo unto, lietamente si partì. Laonde Nerino, alquanto d’ira acceso per lo poco conto che maestro Raimondo aveva mostrato farsi di lui, tra se stesso disse: Tu non vuoi che io sappi chi ella sia e dove abiti; ed io lo saprò a tuo mal grado. Ed uscito dalla chiesa, tanto aspettò, che la bella donna ancor uscì della chiesa fuori; e fattale riverenza, con modesto modo e volto allegro sino a casa l’accompagnò. Avendo adunque Nerino chiaramente compresa la casa dove ella abitava, cominciò vagheggiarla; nè sarebbe passato un giorno, ch’egli non fusse dieci volte passato dinanzi la casa sua. E desiderando di parlar con lei, andava imaginando che via egli potesse tenere per la quale l’onor della donna rimanesse salvo, ed egli attenesse l’intento suo. Ed avendo pensato e ripensato, nè trovando alcun remedio che salutifero li fusse, pur tanto fantasticò, che gli venne fatto di aver l’amicizia d’una vecchiarella, la quale aveva la sua casa all’incontro di quella di Genobbia. E fattile certi presentuzzi, e confermata la stretta amicizia, secretamente se ne andava in casa sua. Aveva la casa di questa vecchiarella una finestra la quale guardava nella sala della casa di Genobbia: e per quella a suo bel agio poteva vederla andare su e giù per casa; ma non voleva scoprirsi per non darle materia di non lasciarsi più vedere.