Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/267

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Stando adunque Nerino ogni giorno in questo secreto vagheggiamento, ne potendo resistere all’ardente fiamma che gli abbrusciava il cuore, deliberò tra se stesso di scriverle una lettera e girargliela in casa a tempo che gli paresse che il marito in casa non fusse. E così gliela gittò. E questo egli più volte fece. Ma Genobbia, senza altrimenti leggerla, nè altro pensando, la gittava nel fuoco, e l’abbrusciava. E quantunque ella avesse tal effetto fatto più fiate, pur una volta le parve d’aprigliene una e vedere quello che dentro si conteneva. E apertala, e veduto come il scrittore era Nerino, figliuolo del re di Portogallo, di lei fieramente innamorato, stette alquanto sopra di sè; ma poi considerando alla mala vita che il marito suo le dava, fece buon animo, e cominciò far buona ciera a Nerino; e dato un buon ordine, lo introdusse in casa. Ed il giovane le raccontò il sommo amore che egli le portava, ed i tormenti che per lei ogn’ora sentiva, e parimenti il modo come fusse di lei innamorato. Ed ella, che bella, piacevole e pietosa era, il suo amore non gli negò. Essendo adunque ambeduo d’un reciproco amore congiunti, e stando negli amorosi ragionementi, ecco maestro Raimondo picchiare a l’uscio. Il che Genobbia sentendo, fece Nerino coricarsi sopra il letto, e stese le cortine ivi dimorare, sino a tanto che il marito si partisse. Entrato il marito in casa, e prese alcune sue cosette, senza avedersene di cosa alcuna si partì. Ed altresì fece Nerino. Venuto il giorno sequente, ed essendo Nerino in piazza a passeggiare, per aventura passò maestro Raimondo: a cui Nerino fece di cenno che gli voleva parlare; ed accostatosi a lui, li disse: Messere, non vi ho io da dire una buona novella? — E che? disse maestro Raimondo. — Non so io, disse Nerino, la casa di quella bellissima ma-