Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/295

Da Wikisource.

— 263 —

geva, fece i ferri e messegli al cavallo, secondo che gli era stà divisato. Ferrato adunque il cavallo e ben guarnito di ciò che fa mestieri, disse il giovane a Guerrino: Monta sopra questo mio cavallo, e vattene in pace; e quando udirai il nitrire del salvatico cavallo, scendi giù del tuo, e traeli la sella, la briglia, e lascialo in libertà: e tu sopra d’un eminente albero ascenderai, aspettando di quella impresa il fine. Guerrino, ben ammaestrato dal suo diletto compagno di ciò che far doveva, tolta licenza, lietamente si partì. Era già sparsa per tutta la città d’Irlanda la gloriosa fama, che un leggiadro e vago giovanetto aveva tolta l’impresa di prendere il salvatico cavallo e appresentarlo al Re. Il per che uomini e donne correvano alle finestre per vederlo passare: e vedendolo sì bello, sì giovanetto e sì riguardevole, si movevano a pietà, e dicevano: Oh poverello, come volontariamente alla morte corre; certo gli è un grave peccato, che costui si miseramente muoia; e per compassione dalle lagrime non si potevano contenere. Ma Guerrino intrepido e virile allegramente se n’andava; e giunto al luogo dove il salvatico cavallo dimorava, e sentitolo nitrire, scese giù del suo; e spogliatolo di sella, di briglia, e lasciatolo in libertà, salì sopra d’una forte querce, ed aspettò l’aspra e sanguinolente battaglia. Appena che Guerrino era asceso sopra l’albero, che giunse il salvatico cavallo, ed affrontò lo fatato destriere: ed ambedue cominciarono il più crudo duello che mai fusse veduto al mondo. Imperciochè parevano duo scatenati leoni, e per la bocca gettavano la schiuma a guisa di setosi cinghiali da rabiosi cani cacciati; e dopo che ebbero valorosamente combattuto, finalmente il fatato destriere tirò un paio di calci al salvatico cavallo, e giunselo in una massella, e quella dal luogo gli mosse. Il perchè perdè la