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Pagina:Sulla Ferrovia Perugina.djvu/8

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206 SULLA FERROVIA

a 25 millioni di capitale, si tratta d’assicurare un milione d’interessi o poco più. L’Umbria ha immensi beni di mano morta, la dispersione dei quali sarà severamente giudicata dai popoli, qualora non li vedessero almeno in larga parte destinati al publico bene. La possidenza tutta avrebbe poi manifesto interesse a entrare essa medesima nell’acquisto d’azioni che fossero in qualche misura assicurate o sull’erario nazionale o sui sopradetti demanii. O viceversa, potrebbe essa contribuire ad assicurare un parte d’interessi alle azioni assunte dai banchieri. Le combinazioni possibili sono molte. Intanto supponiamo, a cagion d’esempio, che il trasporto dei bestiami non bastasse a compiere un dividendo alle azioni. Ma quando, in luogo di più giorni di viaggio sulle vie polverose, al sole ardente, male abbeverati, mal pasciuti, facilmente guasti o infetti, i bestiami potranno dall’alba a mezzodì, lanciati sulle rotaje, pervenire pingui e freschi al loro destino, è manifesto che a prezzo pari il loro valore ne avrebbe aumento, io non oso dire, ma forse d’un quinto; il quale ben compenserebbe al corpo dei possidenti il debole reddito delle azioni. E altro simil vantaggio potrebbe esser particolare agli abitanti delle città. Le popolazioni non s’avvedono della perpetua gravezza onde è causa a loro la distanza tra le stazioni e il cuore dell’abitato. È certo che, chi cammina a piedi, logora tempo e spesso salute; chi va in vettura, paga in ragione delle distanze; se il tenere una carrozza pesa ad una famiglia, il tenerne senza necessità parecchie aggrava nelle medesime proporzioni una città. Certo è che se la stazione di Perugia dovesse veramente essere lontana dalle sue mura lo sproposito di sette chilometri e più, il che in andata e venuta sommerebbe dieci miglia incirca, nè ai poveri converrebbe più di andarvi a piedi, nè di pagare il tragitto; l’utilità della ferrovia non si diffonderebbe a tutte le industrie; e peserebbe sulle classi ricche il peso d’una imposta perpetua, come sul capitale della ferrovia il peso d’una perpetua perdita.

Qui non si tratta nemmeno d’apportare offerte alla patria, ma di promuovere i domestici interessi dei ricchi e dei poveri. Proponete adunque, in qualche opportuno modo, al governo d’assumer voi parte de’ suoi pesi, se il carico delle opere incumbe ad esso. Fatelo libero di rivolgere le inadequate sue forze a beneficio di altre men fortunate popolazioni. E chiedete in compenso che il