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SULLA FORMAZIONE TERZIARIA NELLA ZONA SOLFIFERA DELLA SICILIA 47

caluba di Pecoraro, indica che il suolo nel periodo della loro deposizione doveva in questa località essere elevato sopra il livello delle acque, oppure ad una piccola profondità sotto questo livello, e dimostra in conseguenza, che la sede della maccaluba attuale era un centro di eruzioni fangose e solfuree e poscia anche di sollevamento.

Il tufo eruttato dalla maccaluba si depose nei suoi dintorni e formò così il banco compreso tra il calcare perciuliato ed il calcare C’. L’acqua sulfurea invece si sparse nel laghetto vicino e, scomponendosi in presenza dell’atmosfera, lasciò depositare il calcare solfifero. L’ossidazione, sia dello zolfo libero contenuto nel minerale, sia dello zolfo allo stato di acido solfidrico in soluzione nelle acque del lago, ossidazione resa facile dalla sua piccola profondità e dall’esposizione del minerale all’aria atmosferica, specialmente nelle epoche di siccità, diede origine alla formazione dei gessi che si incontrano potenti inferiormente al minerale in tutte le solfare circonvicine. Questi gessi sono quindi in parte posteriori, in parte contemporanei forse del primo strato di minerale che si depose a Pecoraro.

In regola generale il suolo in Sicilia nell’epoca miocenica raggiunse la sua massima altezza durante la formazione del calcare siliceo o del minerale di zolfo; a partire da questo punto esso cominciò a discendere finchè fu di nuovo invaso dalle acque marine. Il suolo a Grottacalda, Fioristella e Gallizzi cominciò a discendere durante la formazione dei gessi. Quando le acque raggiunsero una certa altezza, il minerale depositato non poteva più venire direttamente in contatto cogli agenti atmosferici eccetto in pochi punti; lo zolfo venne preservato dall’ossidazione ed invece del deposito di solfato di calce si ha il deposito del minerale. Il lago venne poscia invaso dalle acque marine e la sabbia trascinata dalle correnti venne a formare l’arenazzolo che si trova in tutto il gruppo superiormente al minerale. Coll’arenazzolo termina la formazione lacustre.

Il sollevamento ed il rovesciamento di una parte del giacimento di Pecoraro, fu prodotto posteriormente alla formazione dell’arenazzolo e dei trubi e quindi nell’epoca stessa in cui cominciarono a manifestarsi in Sicilia i fenomeni vulcanici. (Vedi la Memoria dove tratta della influenza vulcanica nella riduzione dei solfati). Questo fatto dimostra che le maccalube, se nella loro vita ordinaria sono indipendenti dalle cause vulcaniche, sono tuttavia in relazione con queste cause nell’epoca della loro apparizione e durante i loro parossismi. Considerando la maccaluba di Pecoraro come un centro delle eruzioni fangose e solfuree del bacino Grottacalda, Fioristella e Gallizzi, non intendo di attribuire la formazione del minerale in tutto questo gruppo ad emanazioni avvenute in Pecoraro. Altre maccalube o meglio altri fori o crateri di eruzione, si trovarono in questo gruppo probabilmente secondo una linea che passa a Nord Ovest delle creste di Grottacalda, si dirige alla maccaluba di Pecoraro, passa al Nord della solfara Pilieri di Fioristella ed attraversa infine la regione di Gallizzi.

Dal fin qui detto appare che la miniera di Pecoraro è una delle più interessanti per lo studio geologico del terreno solfifero.

Essa dimostra:

1° Che una grande importanza nel determinare la struttura di una solfara tormentata si deve attribuire all’esame dei cristalli e specialmente ai cristalli di calcare,