Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/105

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convinta che non era pensabile che un padrone come me rinunziasse ad ogni sua fortuna per una servetta come era lei. Mi credette solo quando vide che m’accingevo ad andarmene senza domandarle niente. Ero dunque venuto solo per convincerla dell’amore mio. Credette perciò nel mio amore quando s’accorse che da me non c’era desiderio. Strano, nevvero?» E il Bacis bevette e tacque. L’Aghios, ostinato nel vino, avrebbe voluto sostenere il suo punto e asserire che l’Anna s’era accorta d’essere amata solo quando aveva sentito che il desiderio da lui s’era tanto accumulato ch’egli non poteva piú sperare di saziarlo in un abbraccio. Ma non trovò le parole. Il Bacis aveva anche lui bevuto molto. Le sue guance erano accese e i suoi bei capelli biondi, lisci, avevano invaso la fronte a furia d’essere scossi dalla testa che accompagnava coi movimenti la parola come se avesse voluto costringerla in un ritmo. Gli fece compassione e non aperse bocca finché il Bacis non gli disse con voce che si sforzava di rendere pacata: «Mi pare che ora potremmo uscire e metterci sul nostro treno.»

«Non c’è furia» disse l’Aghios dopo di aver guardato l’orologio. Attese ancora per un istante, ma poi ansioso domandò: «Ma poi? Come finí?».

«Ancora non finí» disse il Bacis. «Se nella notte io avessi incontrato la Berta o suo padre, per aumentare la tranquillità che già avevo conquistata con le mie dichiarazioni ad Anna, avrei subito dichiarato loro la mia risoluzione di sposare questa e non altri. Non mi bastava mai la tranquillità che adoravo. Ma non li incontrai. Li rividi alla luce del sole e fui prudente. Forse tale differenza di contegno si può spiegare col fatto che da tanto tempo io dedicavo la notte all’amore per ritornare ai miei interessi di giorno. Io non dissi loro altro che desideravo di fare una corsa a Udine per salutare mia madre e subito partii, per Milano.»

«Perché a Milano?» domandò l’Aghios trasognato.

«Per riavere quelle quindicimila lire che m’erano state prestate dal padre della Berta in acconto della dote» disse il Bacis