Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/13

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I

talo Svevo moriva a 67 anni nel settembre del 1928 in seguito a un accidente automobilistico. Cominciava appena allora a godere il successo che gli giungeva, ampio e confortevole, dopo anni e anni di amarezza patita con severa rassegnazione per il silenzio e la negligenza quasi assoluti che avevano circondato l’opera sua.

Il primo romanzo, Una vita, era uscito nel 1892; il secondo, Senilità, sei anni piú tardi. James Joyce, quand’era a Trieste nei primi anni del secolo, li lesse e ne ricavò un’impressione cosí favorevole che a scolari e conoscenti parlava di Svevo come d’un grande romanziere. La sua voce peraltro non riscosse credito alcuno e fu soltanto nel 1926, dopo la pubblicazione di La coscienza di Zeno, avvenuta tre anni prima, e dopo l’acuto studio critico di Montale su L’Esame, che Valéry Larbaud e Benjamin Cremieux riuscirono ad imporre l’arte di Italo Svevo all’attenzione del pubblico europeo. Né a questo primo omaggio rimase estraneo l’intervento del Joyce che aveva ammirato in Zeno il capolavoro di un maestro tra i piú notevoli della letteratura moderna: intervento testificato dalle lettere dei primi mesi del 1924 dello scrittore irlandese, che si possono ora leggere nel primo fascicolo del 1949 della rivista Inventario. Da allora intorno al nome di Svevo, da tanto tempo misconosciuto, andò sviluppandosi una notorietà sempre maggiore. Alle traduzioni in Francia nel 1926, tennero dietro quelle in Germania e Spagna nel 1927, in Svizzera nel 1928, in Inghilterra nel 1929, in America e Romania nel 1930, e via di seguito. L’accoglienza ai suoi romanzi e ai suoi racconti non trovava piú riserve né confini.

Quali furono le ragioni per cui l’opera di Svevo rimase per sí lungo periodo negletta e ignorata? Non è facile, purtroppo, reperirle né in sede storica né in sede critica, e il fenomeno può forse spiegarsi soltanto con la singolarità bizzarra della fortuna artistica. Per certo un’Italia che, dopo la rivolta della Scapigliatura, la quale aveva ormai disgregato la struttura del ro-