Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/177

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provinciali temevano che l’autorità militare li sorvegliasse per riassumere il processo contro di Vincenzo se questi fosse risultato meno mentecatto. E come Vincenzo ricordava il suo primo sogno per cui s’era sentito chiamato a divenire un Napoleone cosí ricordò l’impressione quasi gioconda con la quale accettava di apparire piú stupido che fosse possibile. Si diceva: “Guarda che caso! Essere destinato a quello e dover fingere di essere questo!”.

A chi conosce la natura umana comune non sembrerà affatto strano che passati quel paio d’anni all’Accademia Militare chiusi con quel calcio che lo rimandò a casa sua Vincenzo non fece alcun serio tentativo per conquistare l’ambita posizione di un Napoleone. Restò a casa sua dopo un breve soggiorno in una università per il quale si convinse che gli studii non erano fatti per lui. Era vecchio oramai in confronto ai suoi compagni. Il disdegno ch’egli sentiva per tutti gli uomini diveniva grandissimo per quelli che erano piú giovini di lui e gli ripugnava di vivere da eguale accanto a delle persone che realmente avrebbero dovuto essergli sottomesse. Ritornò a casa sua e il vecchio padre che non desiderava di meglio che di tenerselo accanto lo ricevette a braccia aperte. «Io t’insegnerò il mio commercio di vini che, avviato com’è, ti darà poca fatica.» Per fortuna Vincenzo quella volta non tenne dentro di sé il rancore che andava accumulandosegli nel petto ma lo sfogo. Non voleva scansare le fatiche anzi le ricercava. Voleva anzi le grandi, le eroiche fatiche ma per un uomo che aveva studiato come lui e ch’era lui il commercio in vini era disdicevole.

Poi ebbe una grande, lunga pace perché Gerardo era un uomo che facilmente si lasciava imporre eppoi da uomo pratico non accettava altre seccature fuori di quelle che gli risultavano dal suo vino.

Lesse molto in quel tempo Vincenzo. Volumi e volumi. Molti dedicandosi alla lettura acquistano scienza, altri vi acquista buon sangue; Vincenzo invece vi trovava motivi a rancore. Lesse varie lunghe storie del Consolato e dell’Impero e restava meravigliato come un tale grande uomo avesse po-