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IL MIO OZIO

G

il presente non si può andar a cercare né sul calendario né sull’orologio che si guardano solo per stabilire la propria relazione al passato o per avviarci con una parvenza di coscienza al futuro. Io le cose e le persone che mi circondano siamo il vero presente.

Il mio presente si compone di varii tempi anch’esso: Ecco un primo lunghissimo presente: l’abbandono degli affari. Dura da otto anni. Un’inerzia commovente. Poi ci sono avvenimenti importantissimi che lo frazionano: Il matrimonio di mia figlia per esempio, un avvenimento ben passato che s’inserisce nell’altro lungo presente, interrotto — o forse rinnovato o, meglio, corretto — dalla morte del marito. La nascita del mio nipotino Umberto anch’essa lontana perché il presente vero in rapporto ad Umberto è l’affetto che oramai gli porto, una sua conquista di cui egli non sa neppure e che crede spettargli per nascita. O crede qualche cosa in genere quel minuscolo animo: Il suo, il mio presente in rapporto a lui, è proprio il suo piccolo passo sicuro interrotto da paure dolorose che sono però curate dalla compagnia di pupattoli quando non sa conquistarsi l’assistenza della mamma o la mia, del nonno. Il mio presente è anche Augusta com’è ora – poverina! — con le sue bestie cani, gatti e uccelli, e la sua indisposizione eterna di cui non vuole curarsi con l’energia voluta. Fa quel poco che le prescrive il dottor Raulli e non vuole ascoltare né me — che con forza sovrumana seppi vincere la stessa tendenza, la decompensazione del cuore – né Carlo, nostro nipote (il figlio di Guido) ritornato da poco dall’Università e che perciò conosce i medicinali piú moderni.

Certo, gran parte del mio presente, proviene dalla farmacia. Incominciò tale presente in un’epoca che non saprei precisare ma fu ad ogni momento tagliato da medicinali e concetti nuovi. Dov’è andato il tempo in cui credevo di aver