Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/371

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in quarantott’ore morí. «Non era stato mai ammalato» mi diceva il povero padre «era un colosso e dovette morire.» Molti colossi finiscono male. Io l’ho osservato e sono ben contento di non essere un colosso. Ma la prudenza è una bella cosa ed io ogni lunedí mando in regalo al mio fegato una pillola che lo protegga da improvvise acute malattie almeno fino al lunedí seguente. Le reni sono sorvegliate da me con analisi periodiche e finora non diedero mai segno di essere ammalate. Ma io so che possono aver bisogno di un soccorso. La dieta esclusivamente lattea al martedí mi dà una certa sicurezza per il resto della settimana. Sarebbe bella che gli altri che alle reni mai pensano abbiano un loro funzionamento sicuro mentre io che ad esse ogni settimana porto un sacrificio possa essere rimeritato improvvisamente con la sorpresa che toccò al povero Copler.

Cinque anni or sono, circa, io fui disturbato da una bronchite cronica che m’impediva il sonno e m’obbligava talvolta di saltare dal letto e passare ogni notte varie ore seduto in una poltrona. Il dottore non volle dirmelo ma si trattava certo anche di debolezza cardiaca. Raulli mi prescrisse allora di cessar di fumare, di dimagrare e di mangiare poca carne. Visto che cessar di fumare era difficile cercai di completare la prescrizione rinunciando del tutto alla carne. Il dimagrare neppure era facile. Pesavo allora novantaquattro chilogrammi netti. In tre anni riuscii a diminuire di due chilogrammi e perciò per arrivare al peso desiderato dal Raulli avrei abbisognato di altri diciott’anni. Ma era un po’ difficile mangiare poco quando si deve astenersi dalla carne.

Devo qui confessare che il mio dimagrimento lo devo proprio a Carlo. Fu uno dei suoi primi successi curativi. Egli mi propose di saltare uno dei tre miei pasti quotidiani ed io risolsi di sacrificare la cena che noi a Trieste prendiamo alle otto di sera a differenza degli altri italiani che fanno colazione a mezzodí e prendono il pranzo alle sette. In ogni giorno digiuno ininterrottamente per diciott’ore.

Intanto dormii meglio. Sentii subito che il cuore non occupato piú dal travaglio della digestione poteva dedicare ogni