Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/428

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Presto anche il pubblico avrebbe saputo com’egli sapeva udire, vedere e ricordare in modo da piazzare ogni sintomo al suo posto e assegnargli la sua vera importanza. Tante volte già aveva indovinato delle diagnosi difficili. Quel giorno stesso aveva guidato il coltello di un operatore che non voleva convincersi dell’esattezza di una sua diagnosi. E non ricordò che la sua gioia circondava una tragedia. Perché l’operazione aveva provato l’inanità di ogni sforzo per salvare il malato. Ma egli rise lungamente al ricordo. Egli aveva spiato quell’organismo che si disfaceva senza produrre dolori, febbri, grandi reazioni. Lo aveva scoperto e rivelato. Ora poteva disfarsi senza rimpianto. Era servito al suo trionfo.

Procedettero lenti nella penombra della via ancora affollata. Ad ambedue sembrava che tutti gli altri che si movevano dinanzi a loro avessero una vita meno importante e meno sicura della loro. La fanciulla pensò: “Chi altri è amata come me da persona tanto importante che dispone della vita del prossimo e premendo sulla loro vita ne estraggono delle rimunerazioni tanto elevate che rendono la vita tanto facile?”. E pensò ancora: “I nostri figliuoli saranno belli e forti come son io ed è lui ma entreranno nella vita con maggior facilità e vi si svilupperanno con maggior ampiezza dati i mezzi che troveranno al loro nascere. Anche le fidanzate dei medici adorano la medicina”.

E lui pensò: “Cara! Io infiorerò la tua via. Sarai la mia regina e perciò anche superiore a tutte le altre. Ed io poi