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LA BORA


...in mare. Ma la signora continuava a sbadigliare e Emilio alla disperazione si gettò di nuovo a fare della fisiologia della bora.

«Non è traditrice la bora e se appare cosí è perché si ha il torto di considerarla come una cosa sola mentre si compone di migliaia di soffi che i naturalisti sanno poiché coincidono in tempo e spazio ma dei quali, garantisco, uno non sa dell’altro. Indisciplinati, a casaccio, uno segue l’altro, ora immediatamente quasi fondendosi con esso, ora con piú secondi d’intervallo, e passano via infuriando sugli ostacoli, non tutti col medesimo suono, alcuni urlando con grande voce di bestia arrabbiata ma sana, altri cantando in falsetto, altri finalmente fischiando, ma sinistramente. Non mi pare che in nessuno dei loro suoni si possa sentire l’ironia che i poeti vi sentono. Chi prenderebbero in giro? Se non conoscono nessuno, quei nomadi, non conoscendosi neppure fra di loro?»

La signora sorrise e Emilio credendo di aver trovato il modo di divertirla continuò a personificare il suo oggetto: «Se si volesse personificare la bora si dovrebbe attribuirle una faccia molto seria. Anche stando a udirla da un luogo riparato non si sa goderne e non perché si pensi a propri simili i quali corrono il rischio di fare qualche brutto viaggio involontario ma perché quei suoni metà gemito e metà minaccia, circondano la casa di tale malevolenza che anche trovandosi al sicuro turba o almeno disturba».

La signora lo interruppe: «Lo so. La bora non può avere una faccia allegra; come scherzo dura troppo».

Emilio comprese e tacque ma si vendicò. La dimane la condusse al castelliere del Montebello; le fece cioè fare due ore di cammino per vedere pochi sassi, vera pietra bianca d’Istria.