Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/458

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Invece Marianno era certo che qualcuno aveva pianto, forse però in modo da non farsi vedere che da Marianno stesso. Ciò era sicuro. Intanto Marianno aveva pianto solo per corrispondere al singhiozzo che aveva echeggiato nel suo orecchio. Forse le proprie lagrime gli avevano impedito di vedere chi gli aveva voluto tanto bene.

Non era del tutto esatto di considerare quell’importante giornata quale un muro che dividesse nettamente la sua vita. Al di là di quel muro non c’era infatti niente che fosse ricordato ma al di qua certi tratti e non brevi scomparvero anch’essi dal ricordo e avrebbero appartenuto piuttosto al di là. Intanto subito le ore e i giorni che immediatamente seguirono a quella giornata! Egli non ricordava il suo ingresso in casa Perdini, né la prima volta in cui entrò nella bottega del bottaio. Gli parve di aver conosciuto sempre la signora Berta, Adele, la bottega, gli ordigni del mestiere, le doghe di resina ruvide e nodose, e la sua stanzetta, la piú oscura della casa, priva di finestre, funestata dalle zanzare d’estate e dal freddo glaciale d’inverno.

Poi sorgevano dall’oblio delle isole che gli lasciavano scorgere ogni dettaglio di avvenimenti che invero non sembravano tanto importanti. Già anche la vita umana piú matura è cosí.

Uno di questi avvenimenti fu la sua prima uscita in barca con Alessandro. Andavano a prendere delle doghe e Marianno doveva vogare a prora. Alessandro gl’insegnava: «Questo xe el remo e questo son mi. Se fa cussí!». Il fanciullo provò e, pare, riuscí presto, perché da quella prima uscita ritornò trionfante e il ricordo fu di gloria per le lodi ricevute. Doveva aver dedicata tutta la sua attenzione al suo ufficio perché il ricordo fu esclusivamente di barca, di remo e di forcola. Il silenzioso rio e il rumoroso canalazzo per cui dovevano essere passati non esistettero.

Poi una malattia creò una sequela di ricordi. Si capisce! Una febbre è un avvenimento ben grave in un giovine organismo.

Era stato messo nella stanzuccia soleggiata di Adele ch’era