Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/459

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andata a dormire nella stanza dei genitori. Mamma Berta gli faceva dei bagni alla testa scottante e il refrigerio gli faceva spalancare gli occhi. Allora soltanto si quietavano nella sua testa dei rumori acuti che lo assordavano, e intendeva tutto. Alessandro veniva su ad ogni tratto dalla sua bottega col suo grembiale da lavoro a vedere come andava e gli diceva delle barzellette per incuorarlo. Anche nella febbre Marianno sorrideva; ma ogni suono batteva sulla sua testa come il coltellaccio sulla doga ed Alessandro era ben romoroso. Chiamò Berta per farle vedere quel sorriso, prova di guarigione improvvisa, ed anche Berta dalla contentezza baciava l’ammalato. Sí! Berta lo baciava senza che vi fosse obbligata. Poi, finalmente, se ne andavano e Marianno riposava in un delirio da cui non era possibile strapparsi senza dolore. Anche il delirio ricordava: Vogava solo su un sandolo popparino di quelli che esigono dal vogatore tanta forza e destrezza. Usciva da un rio stretto e arrivava al Canalazzo inondato da luce e calore. Troppa luce, troppo calore! Il suo sandolo tagliava l’acqua come se fosse stato spinto da una forza sovrumana. E pescava troppo! Egli sciava, ma i suoi sforzi non servivano ed egli sapeva che l’acqua irruente gli avrebbe strappato di mano il remo e l’avrebbe ribaltato. Un vaporino s’avanzava proprio verso di lui e, accanto al suo sandolo, un gondoliere eretto e calmo sul suo remo diceva: «El voga inveze de tetar!». Marianno si mise ad urlare dallo spavento e dalla vergogna. Fu strappato al suo delirio da Alessandro chiamato dal suo urlo. Per molti anni nella famigliuola si rise delle parole gridate da Marianno: «Aiuto! El remo me scampa de man». Aperse gli occhi quando gli rinnovarono l’acqua alla testa. La stanza era oramai nella penombra perché dall’angusta calle il sole era scomparso da molto tempo. Per Marianno, uscito da tanta luce abbacinante e da tanto pericolo, quella stanza oscura e l’appoggio di quelle due persone adulte quanto il gondoliere che lo aveva deriso nel delirio, fu un grande conforto, e quella stupefacente salvezza fu il suo piú forte ricordo. Quando il dottore, varii giorni appresso, lo trovò libero di febbre,