Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/464

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rella in una botteguccia vicina e ne riceveva in cambio un mucchietto di zucchero d’orzo che portava ad Adele. Ne mangiavano lietamente insieme una parte subito e l’altra nei prossimi giorni. Adele aveva già l’istinto dell’armadio come sua madre. Ne aveva uno piú piccolino chiuso anche ermeticamente con una chiave ch’essa aveva sempre nella sua taschina.

Berta amava di vantarsi delle sue furberie in affari e Marianno ricordò di aver voluto imitarla. Un giorno coi suoi 15 centesimi in tasca domandò alla vecchierella di cui era cliente di dargli solo 10 centesimi di zucchero. Quando lo zucchero fu pesato egli trasse dalla tasca gli altri cinque centesimi e domandò che il mucchietto fosse aumentato in proporzione. Poi non gli bastava mai e finí che la vecchierella lo buttò fuori della bottega con mala maniera accompagnandolo d’imprecazioni finché non fu lontano dalla calle. Alessandro cui egli raccontò la sua avventura ne rise e disse che per essere veramente furbi bisognava essere piú grandi di lui. A che poteva servirgli la furberia quando per liberarsi della sua astuzia bastava prenderlo per l’orecchio?

Le sue relazioni con Adele erano improntate a un misto di piccolo, misero odio e di grande affetto. L’odio dovette essere nato nella primissima infanzia, dopo di quella febbre, quando vide la differenza fra la sua convalescenza e quella della bambina. Per dei mesi essa aveva passato una parte della sua giornata nel suo lettino, adornata di ori come una Madonnina mentre lui, dopo la sua malattia, — la stessa? — era stato mandato a bottega non appena capace di stare in piedi. Ma quest’odio, quando i due bimbi erano lasciati soli, ossia quando non c’era presente mamma Berta, lasciava il posto alla confidenza infantile solita e a un grande affetto. Adele era una buona, dolce bambina. Se la madre minacciava a Marianno delle punizioni e che Adele riusciva col suo pianto a proteggerlo, egli sentiva nascersi un grande rancore per ambedue: Per la madre ch’era tanto cattiva e per la figlia ch’era tanto potente. Ma Adele non domandava riconoscenza per la protezione che gli dava. Anzi! Già a quattordici