Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/68

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disse delle altre bugie, senz’intenzione, per mancanza di sorveglianza: «Io non amo di lasciar sola la mia vecchia moglie».

«So che vi sono degli uomini fatti cosí» disse l’ispettore guardando attentamente il signor Aghios come se avesse voluto studiare un animale strano.

E l’Aghios insistette nella bugia: «Badi ch’io alla città non ci tengo affatto e che mi trovo altrettanto bene a Milano che a Trieste. La questione è che non so vivere solo».

E pensò: “Guarda, guarda pure, ad onta di tanto occhiale non ci capirai nulla”. Stimo io! Se quello che diceva doveva contare, era impossibile d’indovinarlo. E disse ancora ch’egli amava la vita di famiglia. Cercò una parola piú intelligente per addobbare la bugia e la trovò subito: Egli amava la vita di famiglia ove era necessario di pensare ora all’uno ora all’altro e mai a se stessi, alla propria miseria. Parlava della propria miseria in un momento in cui assolutamente non la sentiva, coi soldini in tasca pronti per le mance e il suo affetto per tutti i deboli in cui s’imbatteva, il suo affetto tanto grande da raggiungere anche delle persone che non aveva mai visto, come l’indimenticabile Paolucci.

Il Borlini brontolò: «La mia vita di famiglia è tutt’altra cosa. Quando ci sono io tutti pensano a me e cosí faccio anch’io, cioè penso a tutti loro. Quando viaggio allora, naturalmente, lascio la libertà a tutti, ma spero che a me si pensi. Io sono assorbito dagli affari e non penso che a questi. Ma perché ci sono, gli affari? Non forse per la famiglia? Quando penso agli affari, penso alla famiglia».

L’Aghios rimase ammirato. Quest’era la presentazione del vero uomo normale! Non gli era simpatico. L’uomo normale voleva che tutti pensassero a lui (e rivelò il suo vero pensiero confessando, dapprima, che cosí faceva anche lui, per disdirsi, poi, con una spiegazione che annullava la parola sfuggita). Forse tutti pensavano a lui per augurargli la morte. Come era migliore lui, che non domandava niente. Non gli pareva d’aver amato meno la propria famiglia perché non lo curava abbastanza. No! Egli l’amava meno perché sentiva il bisogno della famiglia maggiore, il mondo.