Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/89

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fini. Però, quand’ebbe a trattare con lui degli affari, tenne gli occhi aperti. Cosí fra loro due tutto fu chiaro e la loro amicizia non s’offuscò per la brutta avventura.

Il Bacis era nel mezzo della piazza tuttavia ammirando e l’Aghios lo raggiunse.

«Adesso» propose «c’imbarchiamo sulla nostra gondola e facciamo una gita magnifica fino alla stazione.»

S’avviarono. Della storia di Venezia l’Aghios sapeva con precisione una cosa: L’incendio del palazzo ducale e la sua data. Era stato rifatto in furia? Avviandosi alla piazzetta l’Aghios pensò: “Dovrò pur verificare se sono bene informato.” Dinanzi a quella leggiadra costruzione, una festa che nessuno penserebbe contenere anche la tristezza dei piombi e dei pozzi, l’Aghios fece osservare al Bacis la disformità fra finestre e finestre e il grande balcone al centro. La parte piú ricca era quella ch’era stata risparmiata dall’incendio. Avevano voluto risparmiare nella ricostruzione o avevano inventato qualche cosa di nuovo? Certo non avevano cercato di celare tale disformità, perché appariva già dalla posizione, della nuova costruzione. Oh! come l’Aghios amava quel palazzo in cui gli pareva che si fosse sposata Venezia sontuosa e Venezia modesta! Ecco un’opera ch’era diventata intera per effetto di una forza naturale: Il fuoco. Ed un ministro d’Italia aveva proposto di rifare il palazzo com’era prima dell’incendio, ma chi accanto al palazzo era cresciuto vi si era rifiutato. Oggidí, se vi fosse un incendio a Venezia o altrove, non vi sarebbe altra salvezza che ritornare al disegno antico come si fece col campanile, ma prima? Prima l’incendio non poteva essere che un’occasione a variazioni sull’antica pianta, viva ancora tanto da saper ricrescere.

Montarono in gondola aiutati dall’uomo del bastone, sempre pronto a Venezia in tutti i traghetti. Il pesante signor Aghios fu ben lieto dell’aiuto e beneficò sorridendo il buon uomo che si dimostrò molto servizievole. Quando fu seduto accanto al Bacis gli disse: «Quest’uomo del bastone è una vera necessità di Venezia e, come tante altre cose di Venezia, a chi non la conosce pare superflua».