Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/324

Da Wikisource.

321


— E se io insudiciassi la nostra casa, non mi perdoneresti? — Ella esitò:

— Noi abbiamo la nostra bambina, — esclamò — mentre Ada non ha dei figliuoli che la leghino a quell’uomo.

Ella non amava Guido; penso talvolta che gli tenesse rancore perchè m’aveva fatto soffrire.

Pochi mesi dopo, Ada regalò a Guido due gemelli e Guido non comprese mai perchè gli facessi delle congratulazioni tanto calorose. Ecco che avendo dei figlioli, anche secondo il giudizio di Augusta, le serve di casa potevano essere sue senza pericolo per lui.

Alla mattina seguente, però, quando in ufficio trovai sul mio tavolo una busta al mio indirizzo scritto da Carla, respirai. Ecco che niente era finito e che si poteva continuare a vivere munito di tutti gli elementi necessarii. In brevi parole Carla mi dava un appuntamento per le undici della mattina al Giardino Pubblico, all’ingresso posto di faccia alla sua casa. Ci saremmo trovati non nella sua stanza, ma tuttavia in un posto vicinissimo alla stessa.

Non seppi aspettare e arrivai all’appuntamento un quarto d’ora prima. Se Carla non fosse stata al posto indicato, io mi sarei recato dritto dritto a casa sua, ciò che sarebbe stato ben più comodo.

Anche quella era una giornata pregna della nuova primavera dolce e luminosa. Quando abbandonai la rumorosa Corsia Stadion ed entrai nel giardino, mi trovai nel silenzio della campagna che non si può dire interrotto dal lieve, continuo stormire delle piante lambite dalla brezza.

Con passo celere m’avviavo ad uscire dal giardino

SVEVO — La coscienza di Zeno — 21