Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/359

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— Durante la mia assenza avresti pur dovuto leggere accuratamente tutte le lettere!

La fronte di Guido si spianò. Alzò le spalle e mormorò:

— Può ancora finire coll’essere una fortuna quest’affare.

Poco dopo mi lasciò ed io ritornai a casa mia.

Ma il Tacich ebbe ragione: in certe stagioni il solfato di rame andava giù, giù, ogni giorno più giù e noi avevamo nell’esecuzione del nostro ordine e nella immediata impossibilità di cedere la merce a quel prezzo ad altri, l’opportunità di studiare tutto il fenomeno. La nostra perdita aumentò. Il primo giorno Guido mi domandò consiglio. Avrebbe potuto vendere con una perdita piccola in confronto di quella che dovette sopportare poi. Io non volli dare dei consigli, ma non trascurai di ricordargli la convinzione del Tacich secondo la quale il ribasso avrebbe dovuto continuare per oltre cinque mesi. Guido rise:

— Adesso non mi mancherebbe altro che farmi dirigere nei miei affari da un provinciale!

Ricordo che tentai pure di correggerlo, dicendogli che quel provinciale da molti anni passava il suo tempo nella piccola cittadina dalmata a guardare il solfato di rame. Io non posso avere alcun rimorso per la perdita che Guido subì in quell’affare. Se mi avesse ascoltato gli sarebbe stata risparmiata.

Più tardi discutemmo l’affare del solfato di rame con un agente, un uomo piccolo, grassoccio, vivo e accorto, che ci biasimò di aver fatto quell’acquisto, ma che non sembrava di dividere l’opinione del Tacich. Secondo lui il solfato di rame, per quanto facesse un mercato a sè, pur risentiva la fluttuazione del prezzo del metallo. Gui-