Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/365

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O avrei potuto rispondere anche da persona seria, scusandomi con lei e anche con Guido:

— Scusatemi e non giudicatemi prima di sapere in quali condizioni io mi sia trovato allora.

Invece mi mancò la parola. La mia gola — credo — era chiusa dal rancore solidificatovisi e non potevo parlare. Tutte queste donne che mi respingevano risolutamente davano addirittura una tinta tragica alla mia vita. Non avevo mai avuto un periodo tanto disgraziato. Invece di una risposta non mi sarei trovato pronto che a digrignare i denti, cosa poco comoda dovendo celarla. Forse mi mancò la parola anche pel dolore di veder così recisamente esclusa una speranza che tuttavia accarezzavo. Non posso fare a meno di confessarlo: Meglio che con Carmen non avrei potuto rimpiazzare l’amante ch’io avevo perduta, quella fanciulla tanto poco compromettente che non m’aveva chiesto altro che il permesso di vivermi accanto finchè non domandò quello di non vedermi più. Un’amante in due è l’amante meno compromettente. Certamente allora non avevo chiarite tanto bene le mie idee, ma le sentivo e adesso le so. Divenendo l’amante di Carmen, io avrei fatto il bene di Ada e non avrei danneggiato di troppo Augusta. Ambedue sarebbero state tradite molto meno che se Guido ed io avessimo avuta una donna intera per ciascuno.

La risposta a Carmen io la diedi varii giorni appresso, ma ancora oggidì ne arrossisco. L’orgasmo in cui m’aveva gettato l’abbandono di Carla doveva sussistere tuttavia per farmi arrivare ad un punto simile. Ne ho rimorso come di nessun’altra azione della mia vita. Le parole bestiali che ci lasciamo scappare rimordono più fortemente delle azioni più nefande cui la nostra pas-