Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/367

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capisco! Perchè dice così? E subito dopo, per farmi tacere: — Se avessi bisogno di consigli ricorrerei certamente a lei, signor Cosini.

Perciò non mi fu concesso di predicarle la morale e fu un danno per me. Predicandole la morale certamente sarei arrivato ad un grado superiore di sincerità, magari tentando di prenderla di nuovo fra le mie baccia. Non m’arrovellerei più di aver voluto assumere quell’aspetto bugiardo di Mentore.

Per varii giorni di ogni settimana, Guido non si faceva neppur vedere in ufficio perchè s’era appassionato alla caccia e alla pesca. Io, invece, dopo il mio ritorno, per qualche tempo vi fui assiduo, occupatissimo nel mettere a giorno i libri. Ero spesso solo con Carmen e Luciano che mi consideravano quale il loro capo ufficio. Non mi pareva che Carmen soffrisse per l’assenza di Guido e mi figurai ch’essa l’amasse tanto da gioire al sapere che si divertiva. Doveva anche essere avvisata dei giorni in cui egli sarebbe stato assente, perchè non tradiva alcuna attesa ansiosa. Sapevo da Augusta che Ada invece non era fatta così, perchè si lagnava amaramente delle frequenti assenze del marito. Del resto non era questa la sua unica lagnanza. Come tutte le donne non amate, essa si lagnava con lo stesso calore delle offese grandi e di quelle piccole. Non soltanto Guido la tradiva, ma quando era in casa suonava sempre il violino. Quel violino, che m’aveva fatto tanto soffrire, era una specie di lancia di Achille per la varietà delle sue prestazioni. Appresi ch’era passato anche per il nostro ufficio ove aveva promossa la cote a Carmen con delle bellissime variazioni sul «Barbiere». Poi era ripartito perchè in ufficio non occorreva