Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/423

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positi! E’ una delle grandi difficoltà della vita d’indovinare ciò che una donna vuole. Ascoltarne le parole non serve, perchè tutto un discorso può essere annullato da uno sguardo e neppure questo sa dirigerci quando ci si trova con lei, per suo volere, in una comoda buia stanzuccia.

Non sapendo indovinare lei, io tentavo d’intendere me stesso. Quale era il mio desiderio? Volevo baciare quegli occhi e quel corpo scheletrico? Non sapevo dare una risposta decisa perchè poco prima l’avevo vista nella severa castità di quella soffice vestaglia, desiderabile come la fanciulla ch’io avevo amata.

Alla sua ansia s’era intanto associato anche il pianto e così s’allungò il tempo in cui io non sapevo quello ch’ella volesse e che io desiderassi. Finalmente, con voce spezzata, essa mi disse ancora una volta il suo amore per Guido, così ch’io non ebbi più con lei nè doveri nè diritti. Balbettò:

— Augusta m’ha detto che tu vorresti lasciare Guido e non occuparti più dei fatti suoi. Devo pregarti di continuare ad assisterlo. Io non credo ch’egli sia in grado di far da sè.

Mi domandava di continuare a fare quello che già facevo. Era poco, ben poco ed io tentai di concedere di più:

— Giacchè lo vuoi, continuerò ad assistere Guido; farò anzi del mio meglio per assisterlo più efficacemente di quanto non abbia fatto finora.

Ecco di nuovo l’esagerazione! Me ne avvidi nello stesso momento in cui v’incappavo, ma non seppi rinunziarvi. Io volevo dire ad Ada (o forse mentirle) che ella