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braccia calde di alcova, pensai subito la parola che ora t’ho detta. Non volli dirtela e giuocherellai con te come facevano tutti gli altri, Leardi, Giustini, Sorniani e... e... il Balli.

— Il Balli! — rise ella urlando per farsi udire attraverso al rumore del vento e della voce d’Emilio. — Il Balli si vanta; non è vero niente.

— Perchè lui non volle, quello sciocco, per riguardo a me come se a me potesse importare che t’abbia posseduta un uomo di meno, te... — e per la terza volta le disse quella parola. Ella raddoppiò gli sforzi per svincolarsi, ma lo sforzo di trattenerla era ora per Emilio lo sfogo migliore; le cacciava con voluttà le dita nelle braccia morbide.

Egli sapeva che il momento in cui l’avrebbe lasciata libera, ella se ne sarebbe andata e tutto sarebbe stato finito, tutto e in modo tanto differente da quello ch’egli aveva sognato. — Ed io ti ho voluto bene — disse, forse tentando di mitigarsi, ma aggiunse subito: — Sempre però sapevo quello che tu sei. Sai quello che sei? — Oh, aveva trovata infine una soddisfazione bisognava obbligarla a confessare quello ch’ella era: — Di’ su! Che cosa sei?

Ella ora, apparentemente estenuata, aveva paura; la faccia sbianciataFonte/commento: Pagina:Svevo - Senilità, 1927.djvu/295, lo fissava con uno sguardo che chiedeva compassione. Si lasciava scuotere senza resistenza e a lui parve ch’ella stesse per cadere. Allentò la stretta e la sostenne. Tutt’ad un tratto ella si svincolò e si mise a correre disperatamente. Ella dunque aveva mentito ancora! Egli non avrebbe sa-