Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/207

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200 DEGLI ANNALI


XXX. I pareri gli davano il supplizio antico; egli, per iscemarsi carico, contraddisse. Gallo Asinio lo confinavi in Giaro o Donusa, isole. Non gli piacque; dicendo in niuna esser acqua; dovere chi vuole che altri viva, sì fare ch’ei possa. Onde fu riportato in Amorgo. E per essersi Cornuto ucciso, fu proposto che quando il reo di maestà s’uccidesse innanzi al giudizio, le spie non guadagnassero; e vincevasi, se Cesare non si fusse per quelle, fuori di sua usanza, alla scoperta opposto e doluto: „Guastarsi gli ordini; la repubblica precipitare: levasson via le leggi, anzi che i conservadori di esse:„ Così le spie, gente trovata per rovinar ogni uno, non mai a bastanza rattenute con pene, eran allettate coi premj.

XXXI. Tra cotanti e si continovi amari, entrò un poco di dolce; che Cesare a C. Cominio cavalier Romano, convinto d’averlo con versi infamato, perdonò a’ preghi del fratello senatore. Tanto più maraviglia è, che vedendo il meglio, e quanto si celebrava la clemenza1, ei s’appigliasse al peggiore. Non è di dire: E’ peccava per ignoranza; e ben si conosce quando uno esalta un fatto del principe con vera lode, e quando con orpellata. Tiberio stesso favellatore a spizzico, quando giovava, era largo e pronto. Ma egli, essendo P. Suilio, tesoriere già di Germanico, cacciato fuori d’Italia, per moneta presa per dare certa sentenza, lo confinò in

  1. Lo re delle api è senza pungiglione, perchè natura non volle che fosse crudele. Tribuni di soldati si ciguevano il parazonio, che era spada senza punta; perchè non ammazzassino, ma correggessero i loro soldati.