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LIBRO QUARTO | 207 |
rimaritare, ricordassesi dell’amico. E basterebbegli, senza lasciar suo grado nè ufficio, la gloria del parentado, e dalle inique malevoglienze d’Agrippina assicurare i figliuoli; chè, quanto a sè, gli sarà d’avanzo aver terminato la vita al servigio d’un tanto principe.„
XL. Tiberio gli rispose: Lodò la sua divozione, toccò de’ benefici fattigli; e prese tempo a pensarvi: il che fatto, riscrisse: „Gli altri uomini guardare a quello che fa per loro; a’ prìncipi non convenire, ma il primo occhio avere alla fama: però seco non se ne spaccerebbe di leggieri, come potria riscrivendo; poter essa Livia risolvere, se maritarsi dopo Druso le par meglio che vedova nella medesima casa quietare; aver madre e àvola proprie consigliere. Ma gli direbbe sinceramente: prima, che la più nimicizia d’Agrippina leverebbe più fiamma se Livia, maritandosi, quasi dividesse la casa de’ Cesari. Scoppiar le gare tra queste donne pur così: dimembrare queste discordie i suoi nipoti: che sarebbe, se questo matrimonio appiccasse maggiore zuffa? Perchè, Seiano, tu l’erri se credi poterti star ne’ tuoi panni, e che Livia, stata moglie d’un Caio Cesare, e poi d’un Druso, voglia invecchiare cavalieressa romana. Quando io il passi, credi tu che stian forti quei che hanno veduto il fratel di lei, e ’l padre, e i nostri passati ne’ sommi imperi? Tu lo di’ tu che vi ti starai; ma que’ magistrati, que’grandi che entrano contro tua voglia, e d’ogni cosa dicon la loro, sanno molto ben dire, che egli è un pezzo ehe tu uscisti di cavaliere, e che mio padre non alzò mai uno tanto, e me ne biasimano per invidia. Augusto ebbe concetto di dar sua figliuola a cavaliere, è ve-