Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/228

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LIBRO QUARTO 221

essendo da’ raccoglitori a ciò tenuti, riportate maggiori, e Nerone non lascialo scusarsene, partorivano vari fastidi. Chi lo scantonava, chi renduto il saluto fuggiva, chi tagliava i ragionamenti; fermandosene per contro in faccia, e ridendosene, i Seianesi. Tacesse o parlasse il giovane, facea male; Tiberio sempre il guardava con cipiglio o ghigno falso. Non era sicuro anco la notte, perchè la moglie rificcava a Livia sua madre, quanto egli aveva dormito, vegghlato, sospirato, ed ella a Seiano; il quale tirò dal suo anche Druso fratel di Nerone, con la speranza del primo luogo, se a costui, che gli era innanzi, e già barcollava, desse la pinta. L’alterezza di Druso, oltre alla cupidigia del regnare, e l’odio solito tra’ fratelli, era riacceso da invidia che Agrippina voleva meglio a Nerone; nè Sciano aiutava sì Druso, ch’ei non tendesse rete anco a lui, atto a farvi maggior sacco, come bestiale.

LXI. Al fine dell’anno morirono due segnalati uomini, Asinio Agrippa, d’antenati più chiari che antichi, e di vita non tralignante; e Quinto Aterio senatore, e dicitor celebrato in vita. Gli scritti non sono di quella stima, perchè aveva più vena che diligenza. Ma dove squisitezza e fatica agli altri dà vita, quel suo risonante fiume1 finì seco.

  1. Uccella similmente nel fine del i dell’Istorie Galerio Tracalo, che per’empiere gli orecchi del popol valeva un castello. I cemboli senza musica non dovevano gran fatto piacere a Cornelio, che tanto stringava i suoi scritti per aver vita. Dubitasi qual vaglia più, o la natura o la dottrina. Quando si dessero scompagnate del tutto, la natura per sè varrebbe qual cosa; la dottrina niente. Il campo grasso non coltivato produce cose selvagge; il sasso, niente, e non riceve