Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/198

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riscaldati dapersè, dinanzi alla trincea così cominciò :

XXXVII. » Che personaggio io mi faccia qui, compagni miei, non so. Privato non mi voglio dire, avendomi voi nominato principe ; e principe non sono ove altri comanda. Voi ancora non avrete nome certo , mentre non si saprà se voi tenete in campo l' Impcradore o pure il nimico del popolo romano. Udite voi come sia chiesta la mia morte e 1 vostro gastigo? Sete voi chiari che voi e io abbiamo a campare o morire insieme ? E forse Galba ce F ha giurato : sì vano è; poichè tagliò a pezzi a sproposito tante migliaia di soldati innocentissimi. Mi si arricciano i capelli a ricordarmi di quella orrenda entrata, e sola vittoria di Galba, quando que'poverelli, datisi, raccomandatisi, ricevuti in fede, volle decimare su gli occhi della città. Con tale agurio entrato in Roma, che gloria portò al principato , se non d' aver uccisi Obultronio Sabino, Cornelio Marcello in Ispagna, Vettio Chilone in Gallia, Fouteo Capitone in Germania, Clodio Macro in Affrica, Cingonio in viaggio , Turpiliano in Roma, Ninfldio in campo ì Qual provincia, qual campo non ha egli insanguinato, infettato, e, a detto suo, racconcio e corretto? perchè egli chiama rimedi quei che gli altri sceleratezze : e con falsi nomi appella severità la crudeltà, parsimonia l'avarizia, disciplina i vostri supplizj e oltraggi. In questi sette mesi poichè Nerone è morto, ha già più rubato Jcelo, che Policleto, Elio e Vatinio, non ragunarono. Vinio stesso se fusse stato Imperadore, non poteva andar più a roba di tuti' uomo. Ora ci comanda come suoi e strapazza come furbi e strani. t)i