Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/431

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La rabbia di Civile aver loro indossate l'armi ; fatto riparo alle sciagure di casa sua la rovina di questa gente. Allora essersi crucciati gl' Iddii co' Batavi, che s'assediavano le legioni, s' ammazzavano i Legati, si pigliava guerra necessaria a uno, pestifera a tutti. Essere spacciati, non cominciando ad aprir gli occhi . e col punire il reo capo , mostrar pentimento.

XXVI. IN"on fu nascosta a Civile questa disposizione 3 e pensò prevenirla, stracco di tanti affanni : e anco sperando salvar la vita, ove gli animi grandi si perdono molte volte. Domandò abboccamento. Tagliossi il ponte a Vaale: i Capitani vennero alle teste, e Civile così cominciò: » Se io mi scusassi con esso il Legato di Vitellio, non meriterei nè perdono del fatto mio, nè fede alle parole: trattammo da uimici tutte le cose tra noi: ei cominciò, io rinforzai. Vespasiano ho io sempre osservato : e quando egli era privato noi eravamo detti amici, Antonio Primo il sa, che mi chiamò per lettere a tener, che le germaniche legioni e la gioventù gallica non passassero l' Alpi. In Germania quelle armi mossi, che egli lontano e Ordeonio Flacco presente, mi ordinarono. Le stesse parti tenni che Muoiano in'Soria, Aponio in Mesia, Flaviano in Pannoni a (*), Tiberio Alessandro in Egitto. Con pari studio Batavi, Canninefati, le veterane coorti, a indotta di Vespasiano, misi in campo. Se vi fu poi ostilità, non so se a ragione Q a torto. Vorrei i torbidi tempi anzi imputarne, che dubbia colpa. Molte v'ha certo riprove, nè obliate, che nelle stesse guerre inclinai sempre alla pace e

(*) Qui entia Brotier a supplire il resto del V libro dulie Storie.