Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/432

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favorii i Romani. Nè mancherà da me che tra Romani e Batavi, ferma e fedel alleanza si rinovi. Esortai un dì al giuramento : ora esser compiaciomi conciliator di pace ». Così d'accordo furon tolti in amicizia i Batavi , resa pace a Germania.

XXVII. I Lingonì stretti in società con Civile, il favor di Domiziano occupato aveano, soggettatigli settantamila armati. $' inasprì la pugna ex/ Sarmati. Fonteio Agrippa, Prefetto, come dissi, della Mesia, non reggendo al lor numero, morì da forte in zuffa. Tutto indi in scorrerie e saccheggi. Saputone Vespasiano, mandò Rubrio Gallo , che saldò la piaga; e in più rotte cacciò di là dal Danubio i Barbari ; e perchè non tentassero ritorno, i Romani presidj di gran forti crebbe.

XXVIII. Guerra di maggior peso era in Giudea. Tutto in concio ad espugnar Gerosolima : dentro già a primavera, posevi mano Tito, d'indugi schivo. Di pari ardore si combattè. Ebber buono da prima i Giudei, per natura de'siti ; e pe'tanti, che d'ogni terra, anco di là d' Eufrate, venuti erano dal periglio punti e da pietà di lor gente: e per sotterranei scavi rovinavan macchine , uocidean soldati, che a cercar acqua e materiali ivano sparsi. Una pur delle tre torri da Tito alzata a cinquanta cubiti, rovinò a caso una notte; a spavento e ritardo delli assedian ti. Ma prevalse in fin Roma per sua arte e valore, aitata dal rischio di Tito, colto d'un sasso all' omero manco. Al duce ferito adizzate le legioni, fan Y ultime prove : e rovesciato il muro, la prima parte occupano della città da bora, senza cader Giudeo; ritiratisi indentro tutti.

XXIX. Addoppiò fortuna il rischio; star dovendo