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amore nell'arte 283

raccolsi, era ancor vivo, ma sì delicato, sì leggiero, non aveva più che le penne; il suo piccolo cuore batteva sì concitato che non poteva numerarne le pulsazioni..., il poveretto mi spirò tra le mani pochi minuti dopo. Non ho mai dimenticato quell’uccello.

Strana potenza dell’amore! Riccardo divenne artista per Anna: fu a lei che egli dovette la sua gloria, la sua fecondità, il suo nome. Per quale mistero essa aveva potuto apprendergli in un anno i segreti più imperscrutabili dell’arte? essa che pure li ignorava, e a cui forse non erano suggeriti o svelati che da un istinto? Ecco la sorgente di quel terrore superstizioso e fatale che invase tutta la vita del giovine, e che si accrebbe dopo la cessata esistenza di Anna. Essa avevalo educato col canto. Sotto l’incantesimo delle sue note, la mano inesperta di Riccardo, quasi passiva, quasi non volente, aveva creato delle melodie straordinarie: a poco a poco il suo orecchio, il suo cuore si erano aperti a quell’armonia, a quel ritmo celeste della musica; il giovine vi si era abbandonato con trasporto, tutto era inusitato per lui, tutto delizioso e incantevole; egli aveva provato delle sensazioni nuove, energiche, insperate, la cui potenza lo aveva quasi atterrito; come cosa che egli aveva creduto impossibile nell’arida realtà della sua vita trascorsa. Pareva iche la fanciulla non volesse dividersi da lui senza apprendergli tutto, senza trasfondersi tutta in lui stesso. «Mio povero amico, le diceva ella sovente, tu rimarrai solo assai presto, ma io sento che non ti abbandonerò anche estinta: il mio spirito veglierà costantemente presso di te, e ti accompagnerà come una guida invisibile sulla tua via abbandonata e deserta: come una fiaccola solitaria illuminerà della modesta sua luce la tua povera vita di artista. Ma se pure io dovessi talvolta separarmi da te, se tu più non mi sentissi al tuo