Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/126

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— Si sta bene - ella mormorò, a capo chino, sopraffatta dall'impeto della sua dolcezza. - - Io l'ho rapita la mia bella regina, l'ho fatta prigioniera - Fritz Langen riprese, dopo un silenzio.

Egli avrebbe voluto ridere; ma non poteva, perchè una commozione dolorosa gli mozzava il respiro.

— Dica, monna Vanna, vuol essere la mia prigioniera?

Vanna crollò il capo e sospirò; l'ombra del cappello celava la parte superiore del viso; la bocca morbida, chiusa e rorida, tremava impercettibilmente.

— Mi dica, monna Vanna, mi dica! - Fritz Langen ripetè, scherzando; ma la voce era supplice, ma supplice e ardente era lo sguardo ond'egli l'avviluppava.

— Ermanno mi chiama - ella disse, sciogliendosi dal braccio di lui, e Bindo Ranieri infatti sbucò dallo svolto chiassosamente, in compagnia dei bambini.

Il ritorno fu silenzioso nella soavità della sera stellata. I cavalli correvano al trotto; dai campi veniva l'odore aromatico delle erbe, e a ogni poco Orvieto appariva, scompariva, punteggiata di lumi.

Davanti a porta Maggiore, sulla cima di cui Bonifacio VIII sta da secoli, costrette le membra marmoree tra gli avvolgimenti di un ramo di fico, la giardiniera si fermò e Fritz Langen fu in terra di un balzo.

Si tolse il cappello col suo gesto largo, deciso